Il Comune non ha competenza sul patrimonio artistico di Mps ma vuole porre un vincolo pertinenziale
SIENA. Se ai piani alti del Monte avessero ascoltato il compianto Guido Guerrini, capo settore Servizi all’Area Costi e Logistica, il “vincolo pertinenziale con la città di Siena”, che il Comune chiede di apporre su “molte delle opere d’arte custodite e possedute dalla Banca MPS”, esisterebbe già dal 2009 o, almeno, dalla reiterata proposta del 2013 ai refrattari Profumo e Viola.
Per chiarezza, va correttamente premesso che il Comune non ha competenza sul patrimonio artistico di BMPS in corso di catalogazione. Nella nominata (ma sarà insediata?) Commissione comunale, che sa di “apparenza”, accanto al Soprintendente Andrea Muzzi, compaiono storici dell’arte di sicuro valore culturale e altri che fanno soprattutto consulenza al mercato antiquariale. In molti osservano che, per certe nomine, meglio sarebbe stato avvalersi della nostra Università. Ma tant’é. Codice dei Beni Culturali, però, docet : il vincolo MIBAC è nella facoltà del Soprintendente soltanto, come lo è già stato per le opere d’arte “legate” ai palazzi del Monte.
Guido Guerrini, dunque, aveva proposto il progetto “Un Monte d’arte”, ovvero l’ipotesi di “un consistente capitale”di antiche cose preziose ed una “importantissima collezione di monete antiche, seconda in Italia dopo quella di Casa Savoia. Purtroppo la maggior parte di questa ingente ricchezza (…) chiusa nei caveau/magazzini di San Miniato, non solo non rende niente, anzi, rischia di dover procurare costi e/o subire danneggiamenti”. Guido, attaccatissimo a Siena e al Monte, aveva suggerito di “allestire un museo diviso in sette sezioni in cui il patrimonio della Banca potrebbe esercitare curiosità, ma anche interesse e valore aggiunto, in locali di proprietà” o – qui sì in collaborazione col Comune – “al Santa Maria della Scala”. Queste le sezioni, ciascuna con: “ 20 arredi e tappeti; 50 pezzi di mobilia diversa (cassapanche, armadi, scrittoi, pendole); 150 pitture; 15 casseforti scrigni e cofanetti; 50 manoscritti e documenti”. Restano “da quantificare la numismatica, e la scultura antica e moderna”. Nello scrigno dell’Acropoli “eviteremmo tutte le incombenze (…) di approntamento burocratico e custodia. (…) Oltre al Monte, potremmo fare felici una parte importante dell’indotto turistico del territorio. Ancora in tema, “ voglio altresì segnalare”che alla Sezione “manoscitti/documenti” è legata la ”rivisitazione dell’intero sistema” (…) con il “completamento dell’archiviazione ottica dei documenti sempre allo studio dello scrivente Servizio con altrettanti importanti benefici”, producendo anche un CD” su quelli “storici di maggior pregio e sulle opere esposte, da distribuire” ai visitatori.
Carta canta. Ormai ogni facile commento è inutile.
Pier Paolo Fiorenzani