Al via una denuncia penale dei dipendenti Mps per scoprire dove sono finiti i soldi per Antonveneta. A seguire una causa per risarcimento danni
L’iniziativa “Nome, Cognome e Numero di matricola” lanciata un anno fa sul Cittadino online, imperniata sulle richieste riportate nel verbale dell’assemblea sindacale dei lavoratori del Monte di Massa del 23 luglio 2012, non aveva lo scopo, pur meritevole, di lanciare un sasso nello stagno putrido della questione Monte, ma si proponeva di rimediare almeno in parte ad un’ingiustizia colossale subita dai dipendenti. Ricordo gli argomenti salienti:
– Denunciare alla Magistratura l’acquisto di Antonveneta per verificare se siano stati commessi dei reati, tenuto conto della enorme e ingiustificata discrasia fra il prezzo d’acquisto del Monte e quello, precedente di soli due mesi, del Banco Santander.
– Organizzare e promuovere un’azione giudiziaria collettiva da parte dei dipendenti nei confronti di tutti i soggetti che risulteranno responsabili, per ottenere il risarcimento dei danni subiti e subendi in conseguenza della mancata identificazione e valutazione appropriata del grado di rischio dell’acquisizione di Banca Antonveneta.
Ebbene, grazie all’ausilio di un primario studio legale in Siena, di riconosciuta competenza e di comprovata indipendenza, che da me interpellato ha espresso parere favorevole alle due iniziative citate, noi dipendenti in prima persona abbiamo la possibilità concreta di tutelarci.
Non vogliamo nulla di più che essere risarciti, sia in qualità di soci che di dipendenti, dei danni che abbiamo subito e che subiremo a causa dei comportamenti della Banca e/o dei suoi vertici.
Per ottenere ciò intendiamo dare mandato per valutare se costituirci parte civile nei procedimenti penali che verranno chiamati alle udienze davanti al Tribunale di Siena a carico degli ex vertici Mps e/o proporre azione civile di risarcimento danni.
Con la denuncia penale ci proponiamo di sollecitare indagini specifiche per individuare gli utilizzatori finali dei sette bonifici ultramiliardari che appaiono inviati al Santander in occasione della transazione Antonveneta e perché siano individuati e chiamati a rispondere in tutte le sedi di giustizia i referenti politici ed economico-finanziari di quella transazione.
E’ evidente che sarebbe stato compito dei Sindacati fare proprie quelle iniziative: in effetti le richieste presenti nel verbale di Massa erano rivolte a loro, ma essendosi essi ben guardati dal raccoglierle, l’unico modo per non lasciarle cadere nel nulla è che siamo noi dipendenti a farle proprie e a portarle a compimento (ma lo sapete che ho raccolto più ostilità dai sindacalisti che dall’Azienda?).
Non è richiesto alcun atto eroico: si tratta in particolare di rivendicare l’assegnazione di quelle somme di denaro a noi spettanti ex contratto e non erogateci dall’Azienda in conseguenza diretta degli atti che hanno provocato il dissesto del Monte. E’ sufficiente un pizzico di coraggio e la presa di coscienza che siamo soggetti titolari di diritti, che nessuno si deve permettere di violare impunemente.
Certamente la nostra scelta ha una forte valenza di testimonianza: nel deserto di inziative da parte di partiti e organizzazioni sindacali, in presenza dello squallido spettacolo presentato dai soliti noti che si riciclano e promettono discontinuità nel Monte rispetto ad un recente, tragico passato che loro stessi hanno concorso a costruire, non rimane altra possibilità per noi dipendenti se non quella di costituire, tutti assieme, un presidio autonomo di autotutela.
Questa iniziativa è una risposta concreta, reale di salvaguardia delle nostre giuste aspettative e tra l’altro ha il pregio di mettere di fronte alle loro responsabilità tutti quei Sindacati che si sono ridotti a meri uffici stampa di disinformazione, tutti quei sindacalisti inetti che continuano a far finta, a parole, di tutelare i lavoratori, ma non muovono un dito a nostra difesa quando in ballo ci sono gli interessi strategici dell’Azienda (a proposito, cosa aspettate a stracciare, in massa, le vostre tessere sindacali?).
Fare proclami di lotta dura, invitare a “mostrare i muscoli”, come tanti di voi auspicano, è cosa da sottoscrivere: ma se ci si limitasse ad un puro sfogo verbale, senza far seguire atti coerenti come ad esempio partecipare convintamente ad iniziative sacrosante e attuabili come quelle qui proposte, ciò sarebbe solo un vano tentativo di giustificare a se stessi la propria ignavia e non servirebbe ad allentare la mordacchia del silenzio, che i principi amano imporre ai propri sudditi.
Volete una riprova della capacità dirompente di questa iniziativa? A destra si sono già messi in azione i mastini dello status quo che non troppo velatamente minacciano possibili conseguenze negative per gli eventuali aderenti, a manca invece si odono sirene interessate che vogliono neutralizzarla col sistema dello screditamento e della delegittimazione (…“tanto non serve a niente”).
Agli uni rispondiamo che eventuali provvedimenti illegittimi saranno resi pubblici e impugnati in tutte le sedi, agli altri che il velo nel quale hanno nascosto il loro doppio gioco o, nella migliore delle ipotesi, la loro ipocrisia, viene qui squarciato una volta per tutte.
Coraggio, cominciamo a determinare noi il nostro futuro, diventiamone protagonisti, abbandonando una volta per tutte la rassegnazione e l’inconcludenza. E’ molto importante partecipare compatti. Pensate se fossimo in tanti quale forza acquisiremmo, anche in vista delle prossime, durissime scadenze che ci attendono! Ricordiamoci che anche allora saremo soli, purtroppo. Occorre un minimo atto di responsabilità personale per far valere i nostri diritti, condizione essenziale per ottenere il rispetto dovuto da parte dell’Azienda. Inoltre avremmo la possibilità di unire la nostra iniziativa con quella di altri gruppi di cittadini.
Invito pertanto tutti i colleghi, ed in particolare coloro che hanno aderito all’iniziativa citata all’inizio, a partecipare con passione e convinzione a queste due risoluzioni, che forse rappresentano l’ultima occasione per ritornare ad assaporare la fierezza e la responsabilità proprie delle persone libere, di cui oggi, ridotti come siamo a meri numeri viventi, non ci è rimasto altro che una struggente nostalgia.
Comunicate pertanto il vostro assenso all’indirizzo e mail causamontepaschini@libero.it da me gestito. In ogni caso sarete liberi di aderire a tutte o solo ad alcune delle iniziative che intendiamo intraprendere. Per le informazioni legali ed economiche potrete rivolgervi direttamente allo Studio del Legale che ci seguirà contattandolo al n. 0577/533085. Il mio recapito telefonico è il seguente: 366/2119410.
Ricordo che per motivi processuali l’adesione va comunicata quanto prima.
Raccomando di far circolare questo articolo presso tutti i colleghi.
Un caro saluto.
Marco Sbarra
N.B. Qui di seguito potrete leggere la relazione del Legale.
STUDIO LEGALE
– DE MOSSI –
Faccio seguito ai colloqui intercorsi per significare quanto segue:
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- all’udienza del processo immediato che si terrà a Siena il 26 settembre 2013 – stando alla stampa – l’unico reato contestato agli imputati è la violazione dell’art. 2638 c.c.. Per questa specifica norma c’è giurisprudenza che allego nuovamente (Tribunale di Milano) che esclude la possibilità di costituzione di parte civile per gli azionisti. Analogo ragionamento va fatto per i dipendenti.
- Viceversa nel processo per la posizione Antonveneta; dalla stampa si è appreso che i reati sono diversi e per quelli che non implicano la violazione dell’art. 2638 c.c. sarà possibile provare a costituirsi parte civile. Per questo processo le indagini sono concluse e, se non vi è stata richiesta di interrogatorio, dovrebbe venire fissata l’udienza preliminare in tempi non lunghissimi (anche se non so dire quando). Per questa posizione, ferma restando l’analisi dettagliata del fascicolo, ritengo che gli azionisti abbiano titolo per cercare di costituirsi parte civile e, in questo senso do la mia completa disponibilità richiestami dal Dott. Sbarra per qualunque azionista sia interessato. Le condizioni economiche sono uniformi e le ho trasmesse al predetto Dott. Sbarra.
- Sto anche valutando di sottoporre all’attenzione della Procura della Repubblica di Siena, mediante opportuno esposto, i fatti che sono stati riportati dalla stampa in questi giorni. All’uopo ho già inviato al Dott. Sbarra una prima bozza dell’atto in questione. Oltre a ciò, sto predisponendo un atto per chiedere che la Procura della Repubblica di Siena verifichi anche altri profili relativi all’operazione di acquisto di Antonveneta.
- Inoltre, sto valutando di introdurre le cause civili contro la Banca o contro chiunque abbia tenuto comportamenti che abbiano danneggiato gli azionisti ed eventualmente i dipendenti. Questa analisi è ancora in fase embrionale ma ritengo che si possano valutare alcuni comportamenti sia in tema di responsabilità contrattuale che extracontrattuale con possibili riflessi di natura giuslavoristica.
Resto a disposizione per ogni chiarimento e porgo distinti saluti
e-mail: agsegreteria@studiolegaledemossi.it www.studiolegaledemossi.it