Via la Toscana dalle mappe: una nuova picconata dei Pd alla Costituzione
di Mauro Aurigi
SIENA. Erano già un paio di mesi che la notizia circolava qua e là, senza smentite. Poi il 14 c.m. Il Fatto quotidiano le ha dedicato una pagina intera (ancora senza smentite): l’onorevole Roberto Morassut e il senatore Raffaele Ranucci, ambedue del Partito Democratico, hanno pronto un disegno di legge costituzionale per ridurre le regioni italiane da 20 a 12 (vedi qui). Solo Lombardia, Emilia-Romagna, Sardegna e Sicilia conservano nome, confini e identità, tutte le altre regioni spariscono in un rimpasto impressionante di scorpori e riaccorpamenti con denominazioni da saga del Signore degli Anelli: Regione di Levante (Puglia più pezzi di Molise e Basilicata), Regione Tirrenica (Campania più mezzo Lazio), Regione Alpina (Piemonte più Liguria e Val d’Aosta), Regione Appenninica (Toscana più Umbria e pezzi di Lazio), ecc.
Che i due si siano svegliati una mattina col proposito di rivoluzionare e rimescolare un assetto fisico e istituzionale della Nazione che ha la sua giustificazione in 3 millenni e passa di storia, infischiandosene di tutto e di tutti, non è assolutamente pensabile. Non quando il tuo capo è l’ “uomo solo al comando”, segretario del partito e capo del potere esecutivo (come solo nella Russia bolscevica), nonché del potere legislativo, di quello giudiziario e di quasi tutto il quarto potere (i media) come mai nessuno prima di lui.
E’ per questo che hanno potuto agire in totale disprezzo delle popolazioni che in quei territori abitano e che sono le uniche legittimate a decidere in merito: questa è un’operazione che solo un tiranno può mettersi in testa di fare dopo avere conquistato un territorio e sottomesso le sue popolazioni. Lo facevano regolarmente gli imperatori romani e, nel suo piccolo, anche il fascismo. Sembra proprio che abbiano ragione coloro che sostengono che il fascismo in Italia non è nato con Mussolini, né è morto con lui.
RENZI-ROSSI-PARRINI: UN PATTO D’ACCIAIO TOSCANISSIMO PER ANNULLARE LA TOSCANA
Il caso della scomparsa della Toscana merita un commento a sé. Intanto perché ha già ottenuto il consenso entusiasta del presidente Enrico Rossi (che però pare preferire l’annessione della Toscana all’Emilia-Romagna: vedi qui ) e del segretario regionale Pd, l’onorevole empolese Dario Parrini (vedi qui). E’ come se il capo del governo, il capo della Regione e il capo del Pd regionale avessero stretto un toscanissimo patto d’acciaio: per annullare la Toscana.
Questa terra si chiama così almeno da 3000 anni perché qui abitavano gli Etruschi (Tusci) e qui ora abitano i Toscani. E dopo tre millenni un pugno di zuzzurelloni, senza minimamente preoccuparsi dei proprietari di quel territorio, hanno deciso di annullare 30 secoli di storia e cultura. E che storia, e che cultura! Tanto da fare affermare allo storico francese Jacques Heurgon (1903-1995): «È in verità impressionante il constatare che, per due volte nel VII secolo a.C. e nel XV d.C., pressoché la stessa regione dell’Italia centrale, l’Etruria antica e la Toscana moderna, sia stata il focolaio determinante della civiltà Italiana.»
C’è quindi da domandarsi se di tratti di folle o stupida megalomania, oppure patologico delirio di onnipotenza. Ma forse si tratta solo di banalissima, gretta ignoranza, cosa abbastanza normale quando i parlamentari sono nominati dai capi dei partiti.
Senza contare un altro aspetto ancora più grave soprattutto in momenti di crisi come l’attuale. Il marchio (brand, per gli Italiani più ignoranti) “TOSCANA” è uno dei marchi territoriali più famosi e prestigiosi del mondo, anzi il più famoso in assoluto se si tiene conto insieme di passato e presente, di storia e cultura, di arte e scienza, di clima e ambiente, di paesaggio e alimentazione, di bellezza e cordialità, di sicurezza e tranquillità. Quante migliaia di miliardi vale quel marchio? E quante migliaia se ne perderanno per la lenta ma progressiva scomparsa di quel lemma, di quell’attributo dalla dialettica di tutti i giorni per la sua sostituzione con “APPENNINICO”, fino a quando la Toscana non sarà più neppure un’espressione geografica?
Un perfetto caso sado-maso. Sadico perché non è pensabile che i responsabili siano inconsapevoli del danno certo che sarà inferto all’immagine e all’economia del territorio. Masochista perché costerà molto agli stessi artefici: non si può impunemente segare il ramo a cui s’è appoggiata la scala. E comunque sarò tra quelli che si opporranno ferocemente a questo progetto e cercheranno di fargliela pagare cara, soprattutto alla troika Renzi – Rossi – Parrini.