SIENA. “È evidente che in Italia esiste ancora un problema, spesso sommerso, di violenza sulle donne. Parto da un dato storico: negli ambienti della sinistra e del femminismo si è sempre accusato il mondo della tradizione di essere il presupposto di una certa sottocultura e mentalità “agraria e clericale” del predominio dell’uomo sulla donna, relegata al ruolo di moglie e madre.
Eppure oggi, in un contesto sociale non certo “tradizionale” ma anzi liquido, democratico e global, i dati sulla violenza contro le donne ci consentono di smentire quel luogo comune degli anni ’70. E di puntare il dito invece contro la cultura materialista, individualista e pornografica della attuale società con i suoi cattivi modelli che circolano su internet, nella TV spazzatura, in certa musica etc.
Nella società italiana la violenza sulle donne purtroppo esiste da sempre. Nel 1930 però il codice penale Rocco introduce i reati di violenza carnale e atti di libidine poi confluiti nel 1996 nell’attuale reato di violenza sessuale (reato contro la persona e non più contro la moralità pubblica e il buon costume)”. Più recentemente è stata la volta della Legge anti- femminicidio e sul c.d. “codice rosso”. Ma a differenza di oggi il passato ci offre uno strumento in più che la politica attuale rifiuta: il Legislatore del 1930 si muoveva in uno Stato che con le sue organizzazioni popolari faceva ricorso non solo alla leva normativa ma anche a quella sociale, educatrice delle masse.
Oggi la politica demo/liberal ha rinunciato al suo ruolo di educatore del popolo e interviene solo a delitto avvenuto con le sue belle passerelle e i “bacini” commoventi al Don di turno del quartiere. Troppo comodo, presidente Meloni. Palermo a Caivano sono il risultato non delle differenze o di qualche atavica cultura ancestrale del dominio maschile come sosterrebbero le femministe, ma di decenni di liberalismo sfrenato che hanno allentato ogni freno inibitorio e ridotto l’uomo e la donna ad oggetti di piacere materiale.
Nessuno vuole avallare tesi puritane o clericali, ma la colpa della recrudescenza di questi fenomeni va ascritta proprio agli odierni politici e ai modelli devianti apologeti dell’individualismo, del “meno Stato”, della cultura liberal della “erotizzazione” sfrenata del corpo umano. La politica deve prevenire questi episodi e per questo sarebbe opportuno introdurre in tutte le scuole l’insegnamento del diritto, dell’etica cavalleresca dei galantuomini contro l’inutile e piatto egualitarismo.
In altri termini le istituzioni in primis la scuola devono tornare ad educare i giovani, maschi e femmine, ai sani valori e principi, quei sani valori che spesso proprio certi insegnanti liberal dileggiano e relegano nel passato. Altrimenti di Palermo e Caivano purtroppo ne vedremo ancora.
Alessandro Dolci