Mario Ascheri s'interroga ed interroga i cittadini
SIENA. Le elezioni regionali anche a Siena qualche ripercussione dovevano comportarla, naturalmente. Credo che, come molti pensano, sia stato inopportuno tanto battage per la Ceccardi. E che, tenuto conto delle difficoltà del logo Lega in Toscana, è già andata in modo buono per la candidata: una ‘civica’ autorevole, non di partito (ad esempio, una imprenditrice sul tipo Mansi, tanto per chiarire), avrebbe certamente avuto una audience più convinta e larga.
Il ‘conservatorismo’ toscano parla da sé con il successo del Giani e soprattutto in provincia di Siena e, tutto sommato, anche in città. Il radicamento senza grandi meriti, peraltro, del PD è anche più solido di quanto pensasse lo stesso PD?
Il presidente della Regione, che non demorde nelle preferenze culturali (metterà Cosimo I, ma anche il ‘nostro’ Strozzi nello studio), avrà comunque il suo daffare per chiudere la Giunta con l’altro homo novus come lui: il Bezzini, anch’egli benedetto del resto dal risultato elettorale.
A Siena il civismo del Piccini ha avuto un esito scontato ormai dopo l’abbraccio del Valentini a suo tempo, mentre Sena Civitas con la libertà di voto per le regionali aveva confermato segnali precedenti, per cui non ha meravigliato l’uscita dalla maggioranza De Mossi. Voltiamo Pagina ha confermato voci in circolazione ma è segnale più significativo il suo ‘volta’-logo dopo i traslochi di Castellani e della Magi. Per ottenere che cosa, rebus sic stantibus?
Il quadro politico è in movimento, comunque e senza meraviglia, e il SMS una buona cartina di tornasole: si è pronunciata persino Monica Barni, che (vorrà consentire) poteva forse fare qualcosa di più col bastone/carota dell’assessore-vicepresidente in mano nei cinque anni appena decorsi!
Ma torniamo ai movimenti senesi, visto che c’è tutto il tempo di vederli ancora… ‘muovere’. Un osservatore esterno quale mi professo e sento, non può che fare una riflessione derivata dal ben più grave caos nazionale, che non fa presagire niente di buono con l’incombente proporzionale in arrivo.
La frammentazione a livello locale rafforza gruppi e gruppetti nonostante il sistema elettorale, meno peggio del nazionale. Meraviglia soprattutto che in questi due anni e mezzo dalle elezioni la frammentazione iniziale non abbia trovato un barlume di ricomposizione, anzi! L’impressione è che sia mancata una più matura riflessione politica sul futuro. A questo punto non è più tanto tempo di punzecchiamenti: io sono più bravo perché l’avevo detto questo o quello, o perché sono più ligio al programma innovatore…
Le conferenze stampa dei ‘separati’ sono necessarie ma giovano a poco, consentitemelo. Manca, mi sembra, come già prima delle elezioni, un progetto inclusivo, capace di coagulare sensibilità politiche diverse e far nascere qualcosa di trainante. Andando avanti così, come pensate che i cittadini possano maturare maggior interesse per la politica? E che un solo gruppo possa brillare al punto da far emergere la conferma realistica o un successore di De Mossi nell’area ‘moderata’?
Senza incontri sui grandi temi, illuminati dalla volontà di far emergere soluzioni condivise e linee comuni di azione per l’oggi (e il domani) capaci di suscitare entusiasmi, dove si va? Ovvio lo spazio nei media per questa o quella separazione, ma quanti passi avanti fa fare?
Interessante è che ci sia un problema comune a destra e a sinistra. Intanto, la personalizzazione dello scontro politico non sembra giovare: il caso Salvini e prima di lui quello Renzi lo indica a sufficienza. Il caso Conte non è diverso: lui è forte della debolezza del quadro complessivo ma non potrà nascondere a lungo il marchio del voltafaccia facile, da uomo per tutte le stagioni, se così vogliamo dire: in un passato in cui la parola data aveva un senso, non sarebbe stato detto un ‘fellone’, come del resto gli altri dirigenti 5 stelle e del PD?
Le risorse pubbliche sono già poche con questi ‘chiari’ di virus, ma il loro migliore utilizzo sarà sempre più difficile se non si superano i ristretti orizzonti della politica attuale: a livello nazionale come a quello locale. I partiti e i gruppi autoreferenziali non giovano alla migliore selezione delle forze reclutabili e dei progetti condivisibili. Anzi, bloccano tutto!
Una gestione seria del Recovery non è concepibile con questi meccanismi selettivi. Altroché burocrazia: che è solo un’appendice di questi politici…
Mario Ascheri