Gli studenti denunciano i rischi per l'ateneo
Il taglio dell’integrativo, il blocco dei contratti, il taglio dell’accessorio ai CEL, il taglio dei contributi per le spese sociali, mostrano l’esplicita volontà di far pagare ai lavoratori il prezzo di un debito che non è il loro bensì della classe politica che ha gettato nel baratro economico la nostra Università. Da quando si è “scoperto” il buco finanziario non si è fatto altro che parlare di sacrifici, della necessità di uno sforzo da parte della comunità accademica tutta, per risollevarsi dalla crisi. I lavoratori per primi hanno accettato responsabilmente questa “ sfida” in virtù di quello sforzo collettivo tanto conclamato dal Rettore e dall’amministrazione. Non a caso i lavoratori dell’Università hanno atteso un anno prima di entrare in stato di agitazione.
A questa disponibilità l’amministrazione ha risposto con politiche di fascismo aziendale. Viene spontaneo il confronto tra la dottoressa Fabbro e Marchionne se pensiamo che, mentre i lavoratori vengono messi in ginocchio, l’attuale direttrice amministrativa si è fatta assegnare la fascia più alta di retribuzione. E, come Marchionne, persegue, con il tacito consenso del Consiglio di Amministrazione, i piani spregevoli di latrocinio ai danni dei lavoratori e della cittadinanza tutta, la quale subirà, le scelte che determineranno il collasso del nostro Ateneo.
La terribile congiuntura tra l’azione di governo locale e quella nazionale non fa altro che oscurare ancora di più e in maniera sempre più drammatica, il futuro della nostra Università e di coloro che hanno contribuito per anni a determinarne l’eccellenza. Che fine faranno tutte queste competenze professionali? E, soprattutto, che fine hanno fatto coloro che questo disastro hanno consapevolmente creato? Ebbene, costoro sono rimasti ai loro posti indisturbati e coloro che adesso guidano la governance dell’Ateneo rimangono altrettanto intoccabili.
In qualità di studenti non possiamo, inoltre, non denunciare tutto quello che questa situazione comporterà per i servizi quali segreterie, biblioteche, ecc… i quali oltre che peggiorare (come già sta accadendo) subiranno un progressivo ridimensionamento. La componente studentesca, così come quella lavoratrice, non sembrano essere minimamente prese in considerazione dal Rettore e dalla Direttrice Amministrativa. Ma noi vogliamo dir loro che senza di noi viene meno la stessa esistenza di questa istituzione. Proprio la consapevolezza di questo doppio filo che ci unisce ai tecnici amministrativi dell’Università di Siena, abbiamo deciso di scendere in piazza al loro fianco. Ma questo non è l’unico motivo: come Dimensione Autonoma Studentesca, in nome delle nostre convinzioni, non possiamo che denunciare a gran voce qualsiasi sopruso ai danni delle categorie più deboli della società, quelle categorie che subiscono lo sfruttamento più brutale e alle quali si stanno togliendo, ogni giorno che passa, diritti ottenuti con il sangue nelle piazze.
Fabbro come Marchionne! No al fascismo aziendale! Viva i lavoratori!
DAS – Dimensione Autonoma Studentesca