Quelli sulla ‘ripresa’ e quelli tradizionali sulla ‘pace’ e la ‘fratellanza’, cui va aggiunto con nuova urgenza quello della ‘tolleranza’ e del rispetto dell’identità religiosa, non sono ovvi? Certo, i fanatismi religiosi di quanti decenni indietro ci hanno portato? Altroché progresso! L’umanità sta scadendo nella barbarie e le vicende ‘razziali’ in USA portano ulteriori motivi di riflessione.
In Italia è la questione ‘morale’ (se così vogliamo chiamarla), che è poi quella della corruzione, ma anche del clientelismo, degli sprechi, del malgoverno generalizzato, dell’incompetenza al potere, che sconcerta e aggrava il pessimismo. Il divario tra chiacchiere e realizzazioni degli uomini pubblici (a cominciare dal simpatico Renzi, ahimè, che tante speranze aveva suscitato) è divenuto insopportabile, enorme.
A Siena, tutti hanno chiesto di chiarire gli anni oscuri che ci hanno portato a questo catastrofico 2014, ma chi ha preso iniziative concrete per definire come? Nessuno, ahimè, devo constatare in questo freddo fine anno. Andiamo pure in Piazza a rallegrarci, ma rimane questo pensiero underground. Potrei finire qui, ma voglio essere positivo per quel che mi tocca. Altri lo facciano per le loro competenze. Io quel poco che so lo metto volentieri a disposizione di tutti. A partire dai problemi di storia senese che più mi sembrano trascurati o equivocati. Un mesetto fa ho dato un anticipo. Adesso riprendo il tema, aggiungendo qualcosetta. Tanto per completare gli Auguri!
Tanta storia e meno strafalcioni nei nostri discorsi, possiamo augurarcelo?
Il mio pallino, molti lo sanno, è di contestare la bandiera troppo sventolata di Siena ‘figlia della strada’, solenne bischerata rinverdita dal profluvio di chiacchiere fatte, come al solito, sulla Francigena. Quella è stata soltanto una perfida malignità fiorentina, diffusa a Siena per la consueta subalternità culturale a Firenze.
La Francigena ha favorito i movimenti da e verso Siena come è avvenuto per tante altre città, tipo Orvieto e Viterbo. Ma non sono divenute importanti come Siena! Siena ebbe in più di loro le miniere delle Colline Metallifere e la lungimiranza, 800 anni fa, di assicurarsene il possesso (anche con la prepotenza, come si faceva) e l’intelligenza di entrare nel mercato europeo del denaro.
Sallustio Bandini (evocato en passant per la CEC) non c’entra un bel niente con la cambiale, che fu inventata già allora, intorno al 1200. Lui invece tanto scrisse per la libertà di commercio dei grani, problema molto discusso nel ‘700, e divenuto fondamentale per la rinascita della Maremma.
Ma torniamo al cuore del Duecento, perché i Senesi seppero allora eccellere nella banca. Avvenne con la Gran Tavola dei Bonsignori, probabilmente la più ricca banca d’Europa per qualche tempo: la meraviglia bancaria senese del passato. Il”vero” Monte non è affatto del 1472, e non è neppure, ahimè, la più antica banca d’Europa o addirittura del mondo come anche si sente dire (basterebbe ricordare appunto la Gran Tavola o il banco di San Giorgio).
Il MPS se si vuole pubblicizzarlo seriamente sul piano storico è banca di durata ininterrotta, nonostante scandali e difficoltà, dal 1624 e sempre come banca comunale o comunque pubblica fino agli sciagurati esiti ben noti. E con l’incredibile exploit del ‘900: da solo 200 dipendenti fino a 31mila! La grande cultura bancaria senese intorno al 1500 non era al Monte (che era solo di pietà) ma a Roma, con il Magnifico Agostino Chigi della villa (detta poi) della Farnesina.
Per l’Ospedale SMS uguale discorso. Bisogna vantarne la durata quasi millenaria, e in ambienti eccezionalmente belli e il grande rilievo come azienda economica e finanziaria anche. Ma che sia l’ospedale più antico è naturalmente una sciocchezza che fa solo ridere il turista dotto. Non è una sciocchezza invece dire della vocazione sanitaria( che si dimentica spesso) di Siena, e non solo per la sua facoltà medica, pregiata già nel Medioevo. Istituto Pendola e San Niccolò hanno voluto dire moltissimo fino a pochi decenni fa, in termini di prestigio cittadino e anche in termini occupazionali – come lo Sclavo naturalmente.
E il Palio? Abbiamo l’attestato antichissimo del 1239, con cui tempo fa umiliai (scherzosamente) l’attuale ministro Franceschini che rivendicava la priorità della sua Ferrara. Ma quello era il palio del Comune. Quello attuale, delle contrade e con i cavalli in piazza, si è stabilizzato solo a metà del Seicento!
C’è un’ultima insidia corrente. Quella di deplorare il ricordo di Montaperti, perché tanto si perse nove anni dopo a Colle, e perché non si dovrebbe restare ‘chiusi’ nel passato. Un concentrato di sciocchezze. A Colle vinsero i francesi, intanto e non i fiorentini, ma Siena con Montaperti, la più grande battaglia della storia toscana a quanto pare, aveva dato prova di sapersela cavare anche nelle peggiori situazioni. Infatti fu assediata solo una volta, due secoli dopo. Perché non saper trarre motivi di orgoglio e di fiducia da Montaperti? Non è becero campanilismo, ma il vanto di aver saputo acquisire tanta credibilità da divenire per qualche tempo la Capitale della Toscana.
E non lo siamo anche oggi per certi aspetti? E allora traiamone stimoli ad acquisirne altri, senza crogiolarsi nella crisi. Ma non abbiamo bisogno di inventare per essere fieri della nostra città.
Mario Ascheri