Mauro Aurigi replica ad un nostro assiduo commentatore
di Mauro Aurigi
SIENA. Il mio intervento del 13 c.m. (v. qui) sull’incerto futuro di Siena ha meritato un lungo e lucido commento di Stavrogin (non lo conosco, ma così si è firmato), il quale ha spiegato come la crisi senese e quella più ampia dell’intero Paese siano l’effetto immediato della globalizzazione, fenomeno distruttivo se non sei convenientemente attrezzato. L’Italia e Siena, sostiene, sia per struttura materiale (parcellizzazione del settore produttivo in centinaia di migliaia di piccole e piccolissime aziende) che per struttura culturale (l’inadeguatezza della classe dirigente) ne sono state letteralmente travolte. Per cui, precisa: “…La globalizzazione ci ha fregato e colti impreparati. Latouche ha definito il libero scambio nel mondo globalizzato come ‘la libera volpe nel libero pollaio’“.
Condivido interamente il commento di Stavrogin (di cui ho fatto una sintesi estrema), a cui però sembra sfuggire che ogni causa (anche la devastazione prodotta dalla globalizzazione) è a sua volta effetto di una causa che sta a monte. Anzi lo intuisce, quando dice: “La globalizzazione ci ha messo in effetti ai margini, “meridionalizzando” un paese che non ha saputo da sé emendarsi dai suoi vizi storici”, ma non approfondisce quali siano quei “vizi storici”, che invece io avevo individuato proprio nel deficit di democrazia che ci caratterizza. Infatti non in tutti i Paesi la globalizzazione ha avuto gli stessi effetti che ha avuto in Italia. Qualcuno invece ci ha guadagnato, vedi i paesi dell’Europa del nord e soprattutto la Germania, mentre altri, molti, hanno subito danni assai più gravi e tragici, come è confermato dai barconi che da qualche anno cercano di attraversare il Mediterraneo. E non c’è bisogno di essere un genio per capire che nelle varie situazioni i danni dell’impatto con la globalizzazione sono inversamente proporzionali ai livelli di democrazia esistenti. Quanto più evoluta è la democrazia, ossia quanto più una società è organizzata orizzontalmente (potere politico diffuso nella società civile), tanto più forte è la difesa dalla crisi, anzi tanto più avanzato è il civismo dei cittadini, più diffusa la prosperità, insomma più alta è la qualità della vita.
LA STELLA POLARE DEL MOVIMENTO 5 STELLE
Perché la democrazia non è solo portatrice di valori etici o estetici (libertà, dignità, giustizia, uguaglianza ecc.), come comunemente inteso, ma è anche e soprattutto portatrice di valori molto più materiali e tangibili. Perché la democrazia è produttrice di ricchezza da cui discende la produzione di cultura (la povertà produce ignoranza), la quale infine induce lo sviluppo della scienza e delle arti.
Ciò premesso, quale strada ha scelto il nostro Paese per uscire dalle condizioni drammatiche in cui ci stiamo dibattendo? Aumentando i livelli di democrazia per avvicinarci ai paesi più evoluti e alla loro sicurezza e stabilità economica e sociale, oppure all’opposto, diminuendoli? Ma diminuendoli, ovviamente, aumentando così il rischio che questa crisi sia per noi esiziale! Nel recentissimo passato sono stati prima Berlusconi, poi D’Alema e infine il presidente della Repubblica Napolitano a invocare più potere all’esecutivo, che significa meno potere al popolo e ai suoi rappresentanti. Poi Renzi con l’Italicum li ha accontentati, e soprattutto ha accontentato se stesso riuscendo, come si usava nella Russia sovietica, a accumulare le due cariche: quella di capo del partito di maggioranza e capo del governo. E riuscendo a modificare la Costituzione con una legge ordinaria, visto che l’Italicum ha di fatto trasformato la nostra Repubblica da parlamentare in presidenziale. Del resto sarebbe da ingenui aspettarsi dalla Casta della politica atti che aumentino i livelli di democrazia, ossia che essa apparecchi il proprio suicidio politico.
Dunque il futuro è nero, nerissimo. Ecco perché la mia speranza è tutta riposta nei ragazzi del Movimento 5 Stelle, gli unici che in Italia hanno scelto la democrazia nella sua forma più evoluta, quella partecipata, come Stella Polare della propria strategia politica.
P.S.: Anche il modesto ‒ se non infimo ‒ livello di democrazia esistente in Italia, massima causa dei nostri mali, è a sua volta effetto di un’altra causa che sta a monte, ma discuterne ora ci porterebbe troppo lontano (se il nostro editore sarà tollerante e paziente, ne riparleremo).