Contrade: troppi fantini, troppi quattrini

SIENA. Gli ultimi avvenimenti che hanno riguardato il mondo del Palio, con particolare riferimento alla scelta dei cavalli, alle corse e alle mosse dei Palii del 2009, e alla negazione dell’utilizzo del proprio Rione ad una Contrada per l’allestimento della cena della Vittoria, ci spingono a rendere pubbliche queste nostre riflessioni, risalenti a circa un anno fa e trattanti un argomento molto delicato, che speravamo venissero superate da un miglioramento della situazione. Purtroppo dobbiamo prendere atto che, quando le cose sono gestite da persone carenti della necessaria capacità e autorevolezza, con l’inopportuna intromissione di “personaggi in cerca d’autore”, è legittimo pensare che al fondo non c’è mai fine, e per questo riteniamo non più rinviabile l’inizio di un dibattito, anche forte, sul fatto che il mondo delle Contrade necessiti di una responsabile autocritica e guardi senza timori ad una seria analisi della sua attuale situazione, che possa consentire anche un naturale adeguamento ai tempi, senza però stravolgere quei valori fondamentali che hanno salvaguardato la sua esistenza nei secoli.
Le Contrade e le loro Società hanno già subito trasformazioni troppo radicali che hanno innescato un processo di stravolgimento della loro originaria natura; non riusciamo a vedere più la necessaria attenzione al sociale e al significato ideale di Contrada e di Palio, ma vediamo anche qui l’assuefazione a tanti dei mali della società moderna e consumistica, a partire dal “bullismo” e dall’uso smodato di alcol, dall’esagerato protagonismo di personaggi alla ricerca di ritorni di carattere personale, dalla negativa ingerenza della politica. Una parte non trascurabile del popolo delle Contrade è oggi formato da frequentatori occasionali, accettati senza alcun distinguo da dirigenze che sembrano più interessate alla quantità che alla qualità, privilegiando il reddito e l’introito economico, da impegnare in gigantismi, sia immobiliari che palieschi, invece di tutelare quelle peculiarità che rendevano uniche al mondo queste nostre congregazioni. Ormai sembra capovolto quel nobile sistema che, per definizione, si basava sul principio dell’essere al servizio della Contrada; di regola, infatti, si vedevano ai vertici contradaioli soggetti di grande personalità cittadina, che mettevano a disposizione della propria Contrada tutto il loro spessore (denaro compreso) con il fine di vedere primeggiare, non solo sul Campo, i propri colori. Oggi invece nei seggi delle Contrade ci sono sempre più persone che, con l’ottenimento della carica, riescono ad ottenere quella legittimazione e quella notorietà che serve loro, in questa attuale “piccola” Siena, per raggiungere impensabili traguardi: da essere al servizio a servirsi della Contrada. Solo per la nostra educazione evitiamo di fare un lungo elenco di dirigenti bancari e professionisti di vario tipo che sembrerebbe confermare questa nostra teoria. Altra conseguenza di questo dissennato nuovo corso è l’incredibile indebitamento di gran parte della Contrade (guarda caso soprattutto con il MPS) che, per la delicatezza della questione (esposizioni, rientri, fideiussioni o altro), potrebbe legittimare il sospetto di una pericolosa ingerenza del “sistema” cittadino non solo sulle elezioni dei loro vertici, ma addirittura sulla loro gestione, sia amministrativa che paliesca.
Questo stato di cose viene confermato dalla supremazia che, nei valori della gran parte dei nuovi contradaioli, il Palio (grazie alla sua smodata esposizione mediatica), ha assunto sulla Contrada; ormai quasi tutte le attività dei Rioni sono indirizzate prevalentemente alla corsa e a tutto ciò che gli gira intorno, a partire dal potere e dalla ricchezza dei fantini, passati da mercenari ed esecutori di ordini, a veri protagonisti delle strategie paliesche, con la relativa, e, incredibilmente accettata, sottomissione delle dirigenze, spesso svilite a mansioni di ragionieri o di semplici comparse.  Nonostante questo, o, purtroppo, per come funziona ora il sistema, grazie a questo, assistiamo alla corsa ai (ben visibili) incarichi palieschi mentre si trovano con maggiori difficoltà economi o archivisti, a privilegiare le spese folli per le monte e per i “partiti”  alla manutenzione ordinaria dei beni immobiliari ed artistici delle Contrade, alle presenze di massa (compresi i “quattrogiornisti”) alle assemblee che trattano della corsa, mentre vengono trascurate quelle relative ad aspetti amministrativi, anche se fondamentali alla vita del rione.
Alle trasmissioni televisive i fantini sono gli ospiti più assidui ed illustri, (è stato dedicato a loro anche il programma Il Grande Fantino – sic -), mentre di storia e tradizioni se ne parla pochissimo, e, conseguentemente, nei giovani c’è poca traccia di quella necessaria “cultura di Contrada” che garantiva la grandezza del sistema. Addirittura, con la complicità di qualche furbo politico, è stata fatta (e osannata) una Legge Salvacontrade (mai nome fu meno azzeccato), che sembra studiata soprattutto per favorire l’elusione fiscale ai fantini nababbi, mentre è stata fatta decadere la molto più funzionale Legge Speciale per Siena che garantiva la manutenzione immobiliare di tutta la Città, compreso il patrimonio storico delle Contrade.
Siamo ormai abituati a vedere le Contrade trasformate in ristoranti, pub e discoteche, e i contradaioli in camerieri e “buttafuori”, al fine di garantire il reperimento di quei “trenta danari” (a dire la verità oggi si parla di milioni di euro), da consegnare alle dirigenze per le loro transizioni economiche con i fantini; e mentre nelle Contrade si discute come poter risparmiare uno o due euro, questi signori non esitano ad impegnare somme spropositate (quasi sempre non loro ma dei contradaioli), in tutta libertà e senza alcun giustificativo. Le manifestazioni delle Contrade e delle Società sono oltretutto sfuggite ad ogni tipo di controllo sia sulle dimensioni che sui contenuti.
Facciamo quindi un richiamo a chi, leggi Magistrato delle Contrade e Amministrazione Comunale, dovrebbe avere il dovere, ma anche il coraggio e la determinazione, di regolamentare il comportamento delle Consorelle, anche per evitare quegli eccessi e quelle storture che, tra le altre cose, hanno determinato reclami e contenziosi da parte di tanti cittadini, compresi gli stessi contradaioli abitanti nel Centro Storico, ma anche di Ristoratori e Locali di intrattenimento e, per finire, della Guardia di Finanza; motivazioni di tipo politico ed elettorale, una certa carenza di figure veramente autorevoli alla guida delle Contrade, manie di protagonismo, ritorni di immagine, e forse di interessi personali, con il distorto utilizzo del mondo contradaiolo, sono alcuni aspetti all’origine di questa brusca involuzione del sistema. E’ molto più comodo e semplice assecondare od ignorare, forse distratti dalle tante inutili cerimonie e libagioni, anziché affrontare con la necessaria determinazione fatti e persone che cercano di imporre regole e ritmi non appartenenti alle più elementari tradizioni contradaiole.
In riferimento ai recenti attacchi al Magistrato delle Contrade (che per la vicenda dell’uso della Piazza riteniamo immune da colpe ma indebitamente tirato in ballo dal Sindaco), pur ribadendo alcune nostre critiche al suo operato, ma sempre appropriate e nel rispetto delle persone e dell’Ente, non tolleriamo che ci possano essere i soliti furbi che, per motivi di immagine, e stranamente amplificati da parte della stampa cittadina, si permettano attacchi strumentali del tutto sballati, che non potranno avere alcuna utilità al necessario dibattito da noi auspicato. Ci auguriamo invece che lo stesso Magistrato fornisca attenzione, e precise risposte, a chi come noi, con la dovuta correttezza, ha posto e porrà specifiche richieste e proposte sugli aspetti attinenti al mondo del Palio e delle Contrade, e soprattutto, alla loro salvaguardia.