Il Sms va tutelato e valorizzato. L'indignazione dei cittadini
SIENA. La misura è colma. I barbari sono tra noi. E quello che sta accadendo al Santa Maria della Scala ne è un esempio lampante. Ieri il sogno di un Beauborg senese. Oggi, dopo il mercato camuffato dell’olio e del vino, lo scempio delle tre giornate di fitness nelle Sale Sant’Ansano, San Galgano, Sala Passeggio, Sala San Pio.
Questi i segni visibili della tutela dei beni culturali che dovrebbe essere una “attività diretta alla individuazione dei beni costituenti il patrimonio, alla loro protezione e conservazione per fini di pubblica fruizione”?
Questa la loro valorizzazione intesa come “esercizio delle funzioni e delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio, al fine di promuovere la cultura comprendendo anche la promozione e il sostegno degli interventi di conservazione”?
Il Santa Maria della Scala è un Museo, non è una spelonca aperta a tutti gli usi. E’ un bene comune proprio di tutti i senesi; degno del massimo rispetto e della massima cura. Mille anni di storia e di arte non vanno stravolti e calpestati così misuratamente.
Noi del “Comitato Cittadini sovrani e beni comuni” siamo profondamente indignati come cittadini e come cittadini facciamo sentire la nostra voce forti degli alti principi della Costituzione (art. 9), tanto più quando siamo lontani da responsabilità politiche dirette. L’indignazione è alta nella consapevolezza che “i beni culturali non possono essere adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico e/o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione”. Sono in fondo doni che ci sono stati consegnati dai nostri padri e vorremmo che pervenissero ai nostri figli.
Noi del “Comitato Cittadini sovrani e beni comuni” siamo profondamente indignati come cittadini e come cittadini facciamo sentire la nostra voce forti degli alti principi della Costituzione (art. 9), tanto più quando siamo lontani da responsabilità politiche dirette. L’indignazione è alta nella consapevolezza che “i beni culturali non possono essere adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico e/o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione”. Sono in fondo doni che ci sono stati consegnati dai nostri padri e vorremmo che pervenissero ai nostri figli.
p. il Comitato Cittadini sovrani e beni comuni
Cosimo Scaglioso