SIENA. Nel corso del 2007 ci sono stati senz’altro dei problemi derivanti da un eccesso di presenza del cinghiale, con un incremento dei danni alle colture agricole nel nord della provincia che ha trovato molto spesso risonanza anche sulla stampa locale. Come ho scritto più volte, nel corso nell’ultimo anno ho riunito almeno una decina di volte il tavolo di confronto a livello provinciale nel quale sono stati assunti provvedimenti aggiuntivi, ordinari e straordinari, al fine di incrementare gli abbattimenti e ridurre le densità del cinghiale sul territorio.
Prima di entrare nel merito dei risultati ottenuti mi preme sottolineare però che gli ATC sono stati istituiti nel 1996 e fino ad oggi le associazioni agricole, compresa Coldiretti hanno sempre condiviso dentro gli ATC stessi le politiche venatorie inerenti la specie cinghiale (piani di gestione, piani di abbattimento).
Sono andato a rivedermi i bilanci degli ATC negli anni 1998/1999/2000 e i danni da cinghiale, nonostante che i prezzi dei prodotti agricoli fossero molto inferiori rispetto a quelli di oggi, negli ATC 18 e 19 (quindi in 2/3 del nostro territorio provinciale) erano più elevati di quanto non siano stati negli anni 2007 e 2008. Nella sola ATC 17 negli altri 2006 e 2007 i danni sono stati un pò superiori rispetto ad un decennio fa.
Nel corso del 2008 ormai concluso per quanto riguarda le stime dei danni alle colture grazie agli interventi straordinari che hanno proposto gli ATC con il contributo dei rappresentanti della Coldiretti e che sono poi stati portati avanti anche nel tavolo provinciale, hanno dato risultati che hanno visto l’abbattimento di oltre 4.000 cinghiali dal 1 gennaio al 31 ottobre 2008, tutti nelle aree non vocate, con un incremento di oltre il 70% rispetto all’anno precedente e con la diminuzione dei danni debitamente periziati da un tecnico incaricato dall’ATC di oltre il 50% sul 2007.
Mi pare che non si tratti solo di promesse, come scrive impropriamente Coldiretti, ma che ci siano stati dei risultati concreti che chiunque può constatare. C’è da sottolineare che in questi anni i danni sono sempre stati indennizzati in maniera appropriata, e non attraverso l’elemosina (tra l’altro quest’anno abbiamo fatto intervenire in maniera del tutto eccezionale con un contributo straordinario previsto dalla legge i cacciatori di ungulati dell’ATC 17), perchè i prezzi sono quelli riferiti alla CCIAA di Bologna (indicata proprio dalle associazioni agricole, con qualche mugugno delle associazioni venatorie), che è la piazza più vantaggiosa per gli agricoltori, che la Provincia stessa ha recepito ed ha inserito nel regolamento provinciale per l’indennizzo dei danni. Ovviamente rimangono i problemi.
Mi pare però che anche nell’ultima riunione, presenti tutte le associazioni agricole, venatorie e gli ATC, era stata condivisa la valutazione che si stava uscendo dall’emergenza, e quindi questa scelta di disertare i lavori degli ATC, ovviamente legittima, mi pare che sia accompagnata anche da elementi di strumentalizzazione e forse è conseguente anche ad altre finalità che persegue l’associazione Coldiretti con la sua mobilitazione in corso. Finalità ripeto ovviamente legittime, ma osservo che è quanto meno curioso che si decida di disertare oggi i lavori degli ATC, dopo che la situazione è notevolmente migliorata rispetto agli anni passati, e che l’impegno che portiamo avanti è quello di continuare a diminuire la presenza di questo ungulato sul territorio. Il 1° novembre si è aperta la caccia al cinghiale ed i piani di abbattimento prevedono per questa stagione venatoria un ulteriore incremento dei capi da abbattere. Ritengo pertanto che questa scelta sia in larga misura immotivata. Penso anche che non vada nella direzione di fare gli interessi complessivi del mondo agricolo e di una gestione ancora più attenta delle politiche venatorie. Credo che il mondo agricolo abbia bisogno dell’unità delle sue rappresentanze (è evidente che questa è un’opinione soggettiva e, come tale, opinabile). Nei miei nove anni di assessorato ho sempre lavorato per il dialogo e la concertazione tra le parti sociali e le istituzioni, mi pare di poter dire con buoni risultati.
Continuerò ad adoperarmi in questa direzione perchè ritengo che sia la strada maestra per gli interessi non solo del territorio, ma anche degli agricoltori e dei cacciatori.
Sono ovviamente rammaricato di questa decisione. Confido che la collaborazione possa riprendere al più presto possibile.
Assessore provinciale alla caccia
Claudio Galletti