Il mio ricordo di un toscano ironico
di Silvana Biasutti
SIENA. Ho incontrato tre diversi presidenti della Repubblica in vita mia; uno solo, però, l’ho incontrato anche a Siena ed era proprio Ciampi. Era successo negli uffici della Provincia ed ero stata invitata all’incontro da Alessandro Masi, allora anima (e corpo) del volontariato senese a cui partecipavo ed ero vicina. Ho pure trovato la foto in cui gli stringevo la mano.
Prima e dopo sono andata a due incontri che il presidente Ciampi aveva riservato al Summit della Solidarietà: in quanto consigliere ero stata al Quirinale con la presidente del Summit, Ilaria Borletti; i due presidenti avevano inanellato un duetto verbale che mi aveva lasciata stupita e pensierosa. Perché entrambi avevano l’aria di credere fino in fondo alle parole pronunciate, e perché anche allora non accadeva spesso di incontrare gente che credeva fino in fondo a ciò che faceva, con inaudito effetto trasparenza.
Il mio ricordo di Carlo Azeglio Ciampi si associa al colore blu, un blu speciale, brillante ma rattenuto: forse un residuo livornese che mi è parso di veder brillare nel suo sguardo. Insieme a una luce e a un approccio che smentiscono il pregiudizio che i napoletani siano più simpatici dei toscani. Con Carlo Azeglio è esattamente il contrario: ciao Presidente, come ha disegnato Emilio Giannelli sul Corriere di oggi, sei senz’altro nel Paradiso degli onesti.