A Siena i valori dell
SIENA. Nell’anno in cui ricorre il 150° compleanno dell’Unità d’Italia, il 25 aprile assume un significato politico del tutto particolare perché, se il 1861 segnò la nascita della nostra nazione, la liberazione dal nazifascismo ne costituì la rifondazione.
Una rifondazione su basi del tutto nuove, quelle di una democrazia vera che, fino ad allora, il paese non aveva conosciuto pienamente e che si è retta sui principi di libertà individuale, di uguaglianza di fronte alla legge, di equità sociale, di equilibrio fra i poteri dello Stato, scritti nella Costituzione repubblicana che di quella giornata memorabile fu figlia. La nostra terra, la nostra città offrirono il loro contributo. Lo dettero con i partigiani che, dall’autunno del 1943 all’estate del 1944, combatterono in Val d’Elsa, in Val di Merse, in Val d’Orcia, in Val di Chiana, sull’Amiata e sul Cetona, lasciando sul campo oltre trecento morti, e con quanti si arruolarono nei Corpi volontari di combattimento per continuare la lotta a nord, oltre la linea Gotica, fino appunto a quel 25 aprile del 1945. Lo dettero con le migliaia di persone, spesso di umili condizioni sociali che, nelle campagne come nei centri urbani, non fecero mancare il loro appoggio a chi si opponeva con le armi, quasi sempre poche e di scarsa efficacia, all’esercito tedesco e ai fascisti della Repubblica di Salò che lo supportava. Lo dettero con i senesi di religione ebraica che i fascisti rastrellarono per consegnarli ai campi di concentramento nazisti dai quali non sarebbero tornati. Lo dettero ma anche con color che scrissero un volantino, pronunciarono un discorso, fecero una riunione, dissero una parola per manifestare opposizione e dissenso alla dittatura e che, per questo motivo, finirono in prigione o dovettero nascondersi.
In questo impegno, tanto più difficile perché profuso in mesi terribili, confluirono, non va dimenticato, una pluralità di orientamenti culturali e politici, comunisti, socialisti, cattolici, monarchici. Nell’articolazione di pensieri, di orientamenti, di scelte che si formarono in quella dura fase di lotta, non è difficile individuare le radici del corretto confronto democratico che, pur nelle asprezze della competizione politica fra i partiti, da tanti decenni caratterizza Siena, tanto da essere uno dei segni principali del modo di essere dei suoi cittadini.
Si è detto, e lo si ripete ormai da anni, che la Resistenza fu una guerra civile. E’ un’affermazione tanto ovvia quanto carica equivoci nell’intenzione di chi ha inteso equiparare, sul piano morale prima ancora che su quello politico, quanti si ostinarono ad appoggiare un fascismo asservito alla follia di Hitler e quanti scelsero la strada che avrebbe portato alla democrazia. Invece, la differenza ci fu e resta fondamentale. Una volta che l’avremo scolpita nella nostra coscienza e in quella dei giovani, la giustificazione individuale di chi scelse la parte sbagliata è possibile. Purché si ammetta che di errore si trattò. Basta questo per far sì che il 25 aprile sia, come deve essere, la festa di tutti gli italiani.
A Siena i valori dell’antifascismo e della Costituzione si incarnano nelle scelte di governo, nei numerosi progetti di solidarietà e soprattutto in quel patrimonio di associazioni e di volontari che ogni giorno si occupano degli altri. Già da tempo il Comune di Siena si è fatto soggetto promotore di incontri ed iniziative per affermare i valori della pace, del rispetto e della dignità delle persone. Nel prossimi mandato amministrativo dovremo lavorare ancora di più per ampliare le occasioni di contatto tra popoli e culture diverse, convinti che il dialogo sia la base più solida per costruire un futuro basato sulla sostenibilità sociale.
Franco Ceccuzzi, candidato a sindaco di Siena per il centrosinistra