Alessandra Navarri, membro dell'assemblea del Pd scrive al neo segretario dell'Unione comunale di Siena
Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta scritta da Alessandra Navarri al neo segretario dell’Unione comunale di Siena Alessandro Mugnaioli
Caro Alessandro,
ti scrivo sapendo di interpretare il pensiero di molti che mi hanno fatto pervenire in questi giorni il loro sentire. Pur avendo assunto una posizione nettamente contraria alla tua candidatura, prendo atto della tua elezione avvenuta a maggioranza (53% degli aventi diritto). Avrei preferito una candidatura scelta in modo unitario che si facesse carico di una fase difficile e che traghettasse il Pd al congresso e ad un momento di rinnovamento e rilancio della sua azione politica, necessaria al Pd stesso e alla nuova amministrazione comunale. La tua dichiarazione di intenti non mi conforta neppure in questo senso. Non sono sufficienti generici proclami di apertura e coinvolgimento: nella realtà dei fatti, a partire dalla campagna elettorale ( in cui una gran parte dei candidati al consiglio del Pd non avevano nemmeno accesso alla lista degli iscritti e altre questioni poi sfociate in una lettera di una parte del comitato elettorale a Epifani e al gruppo dirigente regionale), è brillata la tua assenza e il clima è stato quello di un gruppo dirigente ostile che sembrava non aver accettato il risultato delle primarie stentando a prendere atto della richiesta di cambiamento forte che proveniva dalla città.
Istanza che continua a permanere: prova ne siano le numerose richieste di sottoscrivere il documento a firma mia e di altri che mi sono pervenute alla vigilia dell’assemblea comunale dell’11 luglio u.s. e anche dopo.
Non una parola su quanto è successo a Siena nell’ultimo anno, vicende troppo gravi per adottare la strategia del “vogliamoci bene”, nè sull’emorragia di voti persi dal Pd. Hai giustamente sottolineato nella tua relazione che bisogna imparare dagli errori del passato. Ecco: una prima fondamentale lezione che proviene dagli errori del passato è il fatto che un’intera classe dirigente non ha saputo essere all’altezza della sfida di governo. Tu ne hai condiviso i percorsi. Dall’acquisto di Antonveneta alla sciagurata posizione sul mantenimento del 51% da parte della Fondazione nel capitale sociale di Mps al centro della campagna elettorale del 2011. Non ho sentito nessuna tua autocritica nè un cenno di dubbio nella tua relazione.
Sono iscritta a questo partito dal 1986, allora si chiamava Pci; se c’è una lezione che ho imparato dalla sua classe dirigente è il senso di responsabilità e il pudore di fare un passo indietro quando si sbaglia per consentire ad un nuovo gruppo dirigente di portare avanti il progetto politico che è sempre complessivo, mai personalistico. Siamo stati noi sottoscrittori della lettera pubblica ad essere richiamati, in quell’assemblea, ad avere senso di responsabilità. Sottolineo sommessamente che tutti noi ne abbiamo avuta anche troppa, per primo Bruno Valentini che si è fatto carico di una situazione pesantissima (e non per sua responsabilità) e di una battaglia durissima. Avremmo tutti potuto fare altre scelte, sostenere altri candidati e lasciare il Pd al proprio destino. Ma, appunto, in noi prevale la logica del progetto complessivo, non dei personalismi. È anche grazie a questo atteggiamento e a questo nuovo modo di fare politica che oggi puoi essere segretario. E non mi dilungo oltre perché ci siamo capiti perfettamente.
Da oggi, comunque, finchè resterò iscritta al Pd, sei anche il mio segretario e, come tale, a te rimetto la responsabilità di un cambio di rotta netto. Soprattutto nei metodi. Uno in particolare: la fine del clima da lettera scarlatta nei confronti di chi la pensa in modo diverso e, a giudicare dal risultato elettorale, maggioritario in città. Senza ritorsioni di nessun tipo. La capacità di una classe dirigente è anche quella di sapersi confrontare se vuole veramente e efficacemente governare processi complessi. Senza questa capacità di confronto, l’esercizio di ruolo dirigente diviene solo prassi politica animata dalla logica del nemico e della “banda” . Questa città ha già dato. Ti aspetta dunque una sfida difficile. Dovrai affrontarla in piena autonomia, dando segni di apertura e coinvolgimento veri. Non credo che, altrimenti, per questo partito possano esserci ulteriori prove di appello.
Alessandra Navarri membro assemblea comunale Pd