SIENA. Non voglio essere chiamata “ambientalista” come se difendessi qualcosa di esterno, di diverso, di alieno: dove viviamo tutti se non in questo stesso ambiente? Forse c’è qualcuno che vive in un ambiente differente e di questo ne può fare a meno? Eppure ai nostri tempi ci dobbiamo dividere tra ambientalisti e quelli che li considerano con distacco per non dire con rancore.
Sono nata tra i boschi e le campagne delle dolci colline senesi, troppi anni fa ormai; non sapevo di essere ambientalista, nessuno della mia famiglia aveva mai sentito questa parola eppure questo ambiente era una cosa sola con noi. Quando ero bambina ho imparato senza accorgerenei il rispetto per tutto quello che avevo intorno a me e un albero non si poteva tagliare a meno che non fosse seccato oppure se serviva per i pali delle viti o per il pollaio o per il palo della vanga o della zappa. Ma un abete, un cipresso, un pino, no, non si potevano tagliare mai: “Ci vuole il permesso del Guardia”, dicevano i grandi. Un mondo lontano, diverso? Sì, tutto un altro mondo, appunto, un altro modo di rispettare gli alberi. Non c’erano “questi ambientalisti”, perché non ce n’era alcun bisogno.
Gli dmministratori di una città, il sindaco, eletto quale suo primo cittadino, hanno il dovere di badare a tutto quello che è il bene pubblico e, tra queste ricchezze pubbliche, ci sono gli alberi della città. La legge 10 /2013 , legge vigente dello stato, a firma del presidente Giorgio Napolitano, tutela il verde pubblico e detta le norme per il suo sviluppo, istituisce la giornata nazionale dell’albero, il censimento degli alberi cittadini e ogni sindaco deve rendere conto del bilancio positivo alla fine del suo mandato; istituisce le regole perché alberi ricchi di particolare pregio naturalistico o storico vengano inseriti nell’elenco degli Alberi Monumentali, a costituire il quale contribuiscono i cittadini stessi che li segnalano, i Comuni, le Regioni e i Carabinieri Forestali.
Questa splendida legge vigente in Italia è divenuta obsoleta e nessun mette mano ad essa, non solo, ma direi che viene applicata al contrario: l’albero, questo amico indispensabile per la vita sulla Terra, è perseguitato dall’uomo come il suo nemico peggiore. Così i grandi alberi in città non ci devono più stare, nelle piazze, lungo i fiumi e così nemmeno lungo le strade.
In modo particolare i pini causano ogni sorta di male , sporcano coi loro aghi, con le loro radici sollevano il manto stradale e sconquassano i marciapiedi, crollano addosso ad auto e a persone. In un mondo devastato da guerre e violenze, da carestie e siccità del cambiamento climatico, da sopraffazioni e intolleranze, il primo male assoluto per l’uomo sono i pini.
Non c’è stato niente da fare, nemmeno la pioggia battente ha fermato il cantiere comunale per abbattere i pini nella strada Massetana di Siena la mattina di lunedì 11 marzo 2024. Nemmeno il periodo di nidificazione protetto dalla direttiva europea attuata colla legge statale
157/92 e regionale 30/2015 ha fermato le motoseghe.
Quale è il motivo di tanta urgente necessità per il bene comune dei cittadini? E’ il rifacimento del manto stradale il cui asfalto si è sollevato per le radici dei pini; 39 pini in tutto c’erano rimasti ad oggi viventi lungo la strada Massetana, un filare di 9 pini da un lato e 30 pini disposti in 3 filari successivi dall’altro lato; con le loro targhette numerate, censiti dalla loro città.
Ma non sono solo le loro radici a fare danno, tutti i pini sono stati dichiarati pericolosi, tutti, nemmeno uno escluso: i pini, il pericolo numero uno per ogni persona che passa da là. Solo alcune grandi acacie della strada sono secche, sono in tutto 16 e verranno tagliate tutte.
La strada Massetana che, in sinuose curve panoramiche sale dalla Colonna Leopoldina fino alle antiche mura arrivando all’omonima Porta di San Marco, è tutelata dal vincolo storico-culturale e paesaggistico, di cui fanno parte i pregevoli palazzi da cui è fiancheggiata e i pini che la adornano e che avrebbero meritato tutto quel riconoscimento che invece gli amministratori del bene pubblico di Siena hanno loro negato.
Ecco allora che devo per forza riprendermi quella definizione che mi sono tolta all’inizio della mia riflessione; devo ritornare ad essere ambientalista poiché gli amministratori di Siena odiano gli alberi e cercano di rinforzare nei cittadini questo sentimento a causa delle disgrazie che portano, in modo particolare i Pini. Allora tocca solo a persone come me, chiamarsi per forza ambientalisti e caricarsi di questa parte ingrata per difendere l’ambiente che è di tutti; sforzarsi di sostituirsi allora agli amministratori e autorità per cercare di ricordare loro quei valori paesaggistici e storico culturali della loro splendida città e i bisogni di salute dei loro cittadini che sono indissolubilmente
legati ai grandi alberi cittadini esistenti che devono essere salvati perché i loro benefici non potranno in alcun modo essere sostituiti da alberi nuovi che avranno bisogno di anni per crescere.
Donatella Mercatelli, referente Gruppo di Intervento Giuridico (GrIG), Toscana