Il consigliere di FdI contesta gli alti costi per le dilazioni delle bollette
SIENA. Gli impiegati dell’Acquedotto del Fiora devono essere dei liberi professionisti prestati al servizio impiegatizio dal momento che l’ente, per giustificare il prezzo altissimo che chiede a chi vuole rateizzare una bolletta da 100 euro a salire pretende una maggiorazione per i costi del personale che gestisce la pratica di dilazione. Gli importi delle maggiorazioni sono di 10,65 euro per le bollette non ancora scadute e addirittura 21,30 euro (il doppio) per i pagamenti scaduti. C’è da dire che coloro che chiedono di rateizzare lo fanno per ammortizzare un costo che nell’immediato sentono proibitivo. Talvolta la dilazione viene chiesta anche da chi non ha potuto adempiere nei termini al pagamento della bolletta e volendosi mettere in regola si appella ad una forma agevolativa. I costi della rateazione, più che una sorta di risarcimento per il maggior lavoro prestato dal personale dell’Acquedotto, sembrano ispirati da una volontà di sanzionare quanti non pagano immediatamente. Altro che agevolazione! Tale ipotesi è rafforzata dal fatto che è incomprensibile la susstistenza della doppia tariffa. Se fosse vero che la maggiorazione è giustificata da un surplus di lavoro prestato dal personale dell’Acquedotto, ciò significherebbe che la rateizzazione delle bollette non pagate dovrebbe implicare addirittura un lavoro prestato in misura doppia. Cosa non vera, perchè il monitoraggio delle pratiche sostanzia nelle stesse funzioni. Tutto ciò è paradossale, a tre anni dal referendum combattuto al grido di “acqua bene comune”. Non sono bastati 26 milioni di ‘Sì’ per trasformare il sistema di gestione del servizio idrico italiano. Il 12 e 13 giugno 2011, il 54% degli elettori si disse contrario a qualunque forma di privatizzazione. Da allora le tariffe non sono cambiate, non esiste una norma post-voto e tantomeno non viene chiesta da quanti hanno voluto dare alla battaglia referendaria un profilo marcatamente ideologico. Oggi l’Italia, da Nord a Sud, appare come un mosaico di situazioni differenti. Ci sono città, tra cui Ferrara, che hanno ridotto la partecipazione pubblica nelle multiutility, e Regioni, come la Toscana, che davanti alle richieste dei comitati hanno chiuso la porta al dialogo. Insomma, a prescindere dalla soggettività di chi gestisce un bene primario come l’acqua, a farne le spese è sempre la gente, che a questo punto deve pure stare attenta a pagare tali spese in una unica soluzione. Altrimenti l’utente rischia di dover subire richieste esagerate contro le quali non può nulla. Forse!
Fabrizio Camastra – Consigliere provinciale Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale