La denuncia di un gruppo di docenti e lavoratori della scuola di Siena e provincia di SEL verso Sinistra Italiana
SIENA. Dal Gruppo Docenti e Lavoratori della Scuola Siena e Provincia di SEL verso Sinistra Italiana riceviamo e pubblichiamo.
“Nella totale disattenzione dei mass media nazionali, si sta consumando un dramma epocale nella società italiana : il totale sfacelo della Scuola Pubblica, come potrebbe raccontare qualsiasi docente o qualsiasi famiglia della provincia di Siena che abbia dei figli a scuola. Oppure a livello nazionale, basterebbe frequentare blog e social network di insegnanti e ATA (bidelli e personale di segreteria) per rendersi conto del reale disagio di queste categorie.
Siamo tornati agli anni ’80, con un turbinio di professori e maestri che vanno e vengono, con classi senza insegnanti costrette ad orario ridotto, con docenti sballottati senza un perché, dal cosiddetto algoritmo utilizzato dagli “esperti” della ministra Giannini, per una mirabolante “oggettività” dei trasferimenti, che però ha mandato Agnese Renzi sotto casa, mentre anonimi docenti sono stati sballottati da Bolzano a Canicattì senza nessuna logica e senza nessuna oggettività.
Particolarmente drammatica è la situazione sul sostegno, dove si sconta la devastante mancanza di programmazione del Governo e l’assoluta irrazionalità del piano di mobilità, fulcro della cosiddetta “buona scuola” tanto declamata da Renzi: pochissimi docenti titolati, assenza di coordinamento tra la tempistica degli inserimenti nelle graduatorie e l’organizzazione universitaria dei corsi di specializzazione per gli insegnanti .
I pochi docenti di sostegno sono stati collocati male, assunti tardi, distribuiti in modo irrazionale, mandati in tanti in scuole con pochi diversamente abili ed in pochi in istituti con forte concentrazione di ragazzi e ragazze diversamente abili. E quando non ci sono specializzati questi, in spregio al diritto all’ integrazione, vengono affidati ad insegnanti privi di titolo. Questo nel migliore dei casi…. Perché in varie occasioni, anche nella civilissima provincia di Siena, presidi disorientati e poco preparati sulla normativa consigliano i genitori a lasciare i diversamente abili a casa o applicano loro un improbabile orario ridotto, tenendoli a scuola solo per poche ore.
Questi gli aspetti organizzativi, i disastri di una organizzazione ministeriale che ha abbandonato a se stessi, nella realizzazione di una presunta riforma epocale, uffici amministrativi, gli ex provveditorati agli studi, clamorosamente sotto organico, con scoperture anche del 60%, come a Siena, Prato, Pistoia e Massa, con dirigenti reggenti che vanno e vengono e senza istruzioni certe da parte della struttura gerarchica superiore.
La tragedia, che ha prodotto casi come quello del Villaggio del film “io speriamo che me la cavo” con il maestro genovese spedito un anno a Napoli da un errore burocratico, era annunciata.
Ma, al di là degli aspetti inerenti un clamoroso fiasco organizzativo, in parte supplito con fantasia e buona volontà dai lavoratori della Scuola e dell’Amministrazione, è la “riforma” che non va.
In primis non è una vera riforma, perché non dice niente sul piano formativo e didattico, limitandosi a scimmiottare esclusivamente contenuti e modelli organizzativi aziendalistici: è un incrocio tra due escamotage partoriti dal Governo per risolvere due problemi storici, cioè il precariato e la scarsità di risorse pubbliche per la scuola; nel primo caso ci si è inventati il “potenziamento” ed il piano straordinario di assunzioni, che ha portato si a migliaia di assunzioni (peraltro di persone che già lavoravano nella scuola da anni) ma non per la generosità del governo, solo per evitare le condanne della Magistratura dopo la clamorosa sentenza della corte di giustizia europea che obbligava l’Italia ad assumere i precari con più di 36 mesi di servizio, per di più con salatissimi indennizzi.
Nel secondo caso, per far fronte alla scarsità di risorse, ci si è inventati il super preside, una sorta di pseudo manager con poteri quasi assoluti ma con una amministrazione ridotta ai minimi termini (senza provveditorati non c’ è più chi provvede alle esigenza materiali delle scuole), costretto ad una permanente arte di arrangiarsi, convertito in un potente – impotente parafulmine di tutti i mali.
Inoltre sono stati creati dalla riforma professori di serie A, quelli assunti fino al 2014, ancora titolari di cattedra e relativamente più indipendenti dai presidi, e quelli di serie B, gli assunti dal 2015 in poi, scelti dai presidi ed alla loro mercé, destinati dal “potenziamento” a fare in realtà da factotum e tappabuchi eterni, dalle supplenze brevi alla sostituzione dei bidelli assenti (come in casi documentati dagli stessi insegnanti allibiti).
Insomma, una scuola nei fatti e al di là dei facili slogan poco buona, buona solo per chi vuol fare propaganda spicciola per prendere in giro i cittadini”.