In Italia la democrazia non c'è. Ma l'ipocrisia del politici abbonda

di Mauro Aurigi
SIENA. Mi è capitato di ascoltare alla radio il discorso con cui Bersani il 1° dicembre ha chiuso a Torino la campagna per le primarie del Pd. Erano secoli che non ascoltavo i monologhi dei politici, perché alla mia età in fatto di politica italiana posso dire di avere sentito tutto e di non avere più nulla di nuovo da ascoltare. Soprattutto se si tratta di promesse e propositi elargiti a piene mani prima delle elezioni, che poi vengono egolarmente disattesi. E il discorso di Bersani, da questo punto di vista non ha rappresentato sorprese. Due passaggi mi hanno però colpito.
Il primo è quando, citando il Nobel Amartya Sen, ha asserito che anche in democrazia si commettono errori, ma, a differenza di altri regimi, si ha la certezza di poterli correggere e punirne i responsabili. A parte la lodevole eccezionalità dell’argomento (di democrazia non ne parla più nessuno e meno che mai, fino a questa occasione, il Bersani stesso), questa affermazione comporta un’involontaria quanto inquietante ammissione, ossia che in Italia non c’è democrazia. Infatti negli ultimi 20 anni, durante i quali – sia detto per inciso – il partito di Bersani ha avuto un ruolo di co-protagonista assoluto, di errori ne sono stati commessi a iosa, ma di correzioni e di punizioni dei responsabili non se n’è vista l’ombra (vedi la disastrosa privatizzazione del Monte dei Paschi).
Il secondo passaggio è quando, sul finale, si è finalmente ricordato del suo reale avversario, che non è Renzi, ma quel Movimento 5 Stelle (M5S) che i sondaggi con quasi il 20% danno come seconda forza politica italiana (il PD è al 30%). Ma qui ha preso la cantonata più grossa. Ha detto che lui incontra i ragazzi (sic) del M5S e che si rivolge a loro non da avversario: gran parte delle loro istanze non solo è pronto a discuterle, ma alcune le condivide pure. Però alla fine chiede loro: ma come fate a stare con uno (Grillo, ovviamente) che non conoscete, con cui non potete parlare, che è inamovibile, che non può essere abbattuto da nessuno, i cui ordini, lungi dal discuterli, non potete che eseguire? Non credo che Bersani sia così ottuso da non sapere come stiano realmente le cose.
Grillo non è un Bersani o un Berlusconi. A differenza dei due Grillo non ha una poltrona o un piedistallo da cui possa essere cacciato o abbattuto. Perché, a differenza di Bersani e Berlusconi, Grillo non ha incarichi politici, né pubblici, né di partito, né è candidato a ricoprirli, ma è un semplice cittadino – e questa deve essere la cosa che a gente come Bersani procura l’orticaria – un cittadino che, in forza del fondamentale principio democratico della libertà di pensiero e di espressione, ha divulgato la propria opinione. E non è peccaminoso che in quella opinione milioni di cittadini si siano riconosciuti (cosa dire allora di Cristo? neanche lui aveva poltrone e piedistalli) del tutto volontariamente, senza alcuna costrizione e senza alcun obbligo a eseguirne gli ordini: chi non ci sta se ne può andare liberamente. E Bersani non può essere così sciocco da non avere capito tutto ciò. E da non sapere che proprio il suo partito, Pci-Ds-Pds-Pd, a differenza del M5S, era ed è quello che ha capi che non sono semplici cittadini, ma che ricoprono ufficialmente cariche politiche e pubbliche e che non possono essere abbattuti e con cui non si può discutere (da Togliatti a D’Alema e anche lui stesso), e il cui pensiero è legge per tutti gli aderenti. Né Bersani può essere così sciocco da non capire che, a differenza di lui stesso, Grillo non “nomina” i propri parlamentari. Perché nel M5S non si fanno le primarie per eleggere, come nel PD, un leader (brutta parola che è la traduzione letterale di führer e duce), si elegge ossia il “principe” che poi nominerà i propri parlamentari, ossia i propri vassalli. No, nel M5S le primarie si fanno per candidare i singoli parlamentari che poi saranno eletti dal popolo. Caro Bersani, questa è la tipica storia della pagliuzza negli occhi altrui e della trave nei propri.
No, non credo che si tratti di sciocchezza. E’ solo che in politica non ci sono limiti all’ipocrisia.