ASCIANO. Ben trentadue candidati per il consiglio di amministrazione, ne dovranno uscire solo sette, tredici candidati a sindaci revisore, dovranno essere tre, una bella gara, sicuramente divertente e carica di sorprese, ci saranno persone che passeranno per pochi voti e altrettanti che resteranno fuori per un soffio, e questo fa parte del gioco, ma è certo che non tutte le candidature hanno dato il segno della trasparenza.
Quello che invece desta interesse è la motivazione per la quale siamo arrivati a così tanti candidati, di certo qualche cosa non ha funzionato secondo gli schemi prefissati; di sicuro serpeggia la sfiducia, la paura di restare fregati da giochi incompresi, che forse non esistono, ma seguendo il vecchio detto: “meglio aver paura che buscarle” alcuni soci hanno preferito agire in proprio e mettere a bersaglio la propria faccia, magari in solitaria azione. Un errore? vedremo, una necessità, oppure semplicemente il desiderio di entrare nel contesto che decide, quello nel quale si affrontano le strategie della banca, e in ogni caso, questa situazione è certamente da considerare in maniera positiva.
Qualcuno forse, spero vivamente di no, ha pure pensato agli appannaggi che derivano, o possono derivare dal ruolo, duecento forse quattrocento euro a consiglio, magari per fare due o più consigli al mese, poche ore d’impegno e così arrotondano le proprie risorse, qualcuno, spero pochi o meglio nessuno, avrà pensato di dimostrare potere, dichiarando già da ora che se riuscirà a passare potrà fare questo e quello, certamente ci sarà anche chi ha in testa strategie politiche legate a fusioni o investimenti strani; gli altri, spero la maggioranza, forse si sono messi in gioco proprio pensando di lavorare per evitare questi pericoli.
Sarebbe cosa buona e giusta che i consiglieri svolgessero il loro ruolo in forma assolutamente gratuita, solo come impegno per fare il bene per tutti, al massimo, euro cento a consiglio e, salvo casi eccezionali, non più di un consiglio al mese, mentre il presidente dovrebbe avere semplicemente i rimborsi spese solo per il tempo dedicato davvero alla banca, stessa cosa per i sindaci revisori.
So bene che questa posizione può essere ritenuta populista, ma si parla di una banca di credito cooperativo e chi ne sarà alla testa deve dimostrare di essere un volontario, di essere capace di affrontare nel merito le scelte strategiche che dovranno dare l’imput agli organi della banca, magari non entrando nei concetti gestionali che spettano alla direzione della medesima, altrimenti non si capirebbe il ruolo del direttore.
Quindi propongo di azzerare il costo del consiglio di amministrazione, ridurre a un decimo il compenso dei sindaci revisori, mettere sotto stretto controllo le spese di rappresentanza e misurare sul lavoro le capacità gestionali della direzione. Per questa via tutto diventerebbe più chiaro, ma forse, di fronte al gratis, molti perderebbero gli stimoli, e allora, nel caso che questo sia,mi sento di dar ragione a chi sospetta che in realtà, rispetto al passato, non si vuol cambiare nulla.
Massimo Mori