Lettera aperta di un socio molto arrabbiato
ASCIANO. Domenica ventitré novembre è stata detta la parola fine alla fusione per come progettata e proposta dal CDA, ora molti di noi sono in attesa degli atti di responsabilità del consiglio di amministrazione, il quale per bocca del suo presidente, nell’ assemblea del giorno dieci novembre ad Asciano, si sarebbe dimesso immediatamente nel caso di esito negativo del loro progetto. E allora io, uno dei tanti soci, tra quelli che hanno portato avanti la battaglia per il no, chiedo, in forma assolutamente personale, cosa aspettano a farci vedere il loro grado di dignità?
Questi signori, ai quali riconosco il merito di aver provato in tutti i modi possibili di portare via la banca ai soci, regalandola ad altri, dovranno capire che non hanno più ragione di essere, cosa fanno ora che non hanno più la fiducia della maggioranza della proprietà, continueranno forse a fare festini, settimane bianche e viaggi? Continueranno a dar fondo con i loro profumati compensi alle risorse della banca impoverendola ogni giorno di più o, peggio ancora, continueranno a pensare a soluzioni future che li possano mettere al riparo dalle intemperie del mondo, per il resto della loro vita?
La Bancasciano ha urgente bisogno di ritrovare tranquillità e lo può fare, ma solo se questi signori non ci saranno più, il provvisorio, non accettato, ma che cerca di restare al proprio posto, è come la spina nel dito che non riesci a togliere, o quanto meno è la situazione più patetica e deprimente che possa capitare ad ogni uomo degno di definirsi tale. Forse è solo per colpa del presidente, abbiamo anche bisogno di recuperare un giusto rapporto con il personale, unico vero elemento di raccordo con soci e clienti, che lui, dopo averli lodati e ringraziati ha poi tenuto fuori della porta come appestati. Caro presidente, non ti viene il dubbio che andavano trattati meglio? in fondo, forse è proprio grazie a loro, se siamo cosi innamorati della NOSTRA banca!
Capisco che queste mie affermazioni possono apparire pesanti, come capisco che possa esistere chi non le apprezza, forse anche dal fronte del no, ma i fatti sono fatti, e la dichiarazione del presidente, ad Asciano il dieci novembre, è un fatto, oppure bisogna pensare che hanno ancora bisogno di poter agire di nascosto, completamente all’insaputa dei soci? O peggio ancora pensare che sono al lavoro per cercare di rimuovere le tracce di segreti inconfessabili?
Il perdurare del silenzio o far passare il tutto come se nulla fosse accaduto è sgarbato, arrogante e privo di stile, ma soprattutto privo di dignità; in ogni battaglia ci sono vinti e vincitori, avrei preferito non partecipare a questa guerra, mi sarebbe piaciuto un confronto sui contenuti, magari anche uno scontro, ma la ricerca ostinata della guerra con la conta dei numeri è stata solo del CDA, e ora? Ora che avete clamorosamente perso su ogni fronte, in una battaglia fatta nel campo che voi stessi avete scelto, declinate forse le vostre tanto declamate responsabilità? Alla domanda precisa: “se dovesse vincere il no cosa farete?” il presidente rispose: “Abbiamo lavorato e creduto su questo nostro progetto, quindi ci dimetteremo immediatamente”. Oora, personalmente, e solo come socio, insieme a tutti coloro che la pensano come me, chiedo di sapere se il presidente conosce o meno il significato del termine immediatamente.
Massimo Mori, un socio molto, ma molto arrabbiato