"Al referendum vota NO! per non tornare indietro"
di Mauro Aurigi
SIENA. Sei buoni motivi per votare “NO” al referendum.
- La riduzione del numero dei parlamentari lede un principio fondamentale della democrazia, la quale è tanto più efficace quanto più sono quelli che legiferano e viceversa. Questo principio era già noto agli inizi dell’Umanesimo italiano (8 secoli fa!), quando si affermava per plures melius veritas inquiritur (i più vedono meglio dei meno). La questione è di fondamentale importanza perché l’allargamento della democrazia comporta non solo l’allargamento dei valori etici (libertà, giustizia, uguaglianza, solidarietà ecc.) ma anche e soprattutto l’allargamento della prosperità economica diffusa dalla quale a loro volta, dipendono i livelli di cultura (i poveri sono ignoranti) e di conseguenza anche la scienza e le arti (ovviamente viceversa, in caso di restringimento dei livelli di democrazia). In sintesi dai livelli di democrazia dipendono i livelli di civiltà. E basta un’occhiata anche distratta alla geo-politica della storia e dell’attualità per capire che questa è una regola che non ha eccezioni.
- Falsa è l’affermazione che la riduzione dei parlamentari comporti un risparmio economico, visto che si risparmierebbe di più diminuendone la scandalosa retribuzione, che attualmente si aggira tra i 13.000 e i 20.000 euro mensili: questa sì che è la più alta d’Europa e forse del mondo! E del tutto sconcia è l’idea di risparmiare a danno della democrazia, mentre per gli F35, caccia bombardieri che non possono volare quando piove, si spendono ben 14 miliardi, che immagino già stanziati (di cui 4 già pagati). Non è straordinario che in un momento di gravissima crisi economica come l’attuale, non ci sia stato nulla da eccepire per questo inutile “lusso”?.
- I sostenitori del SI’ affermano che la pesantezza pletorica e burocratica dell’attuale Parlamento sia tale da incidere negativamente sia sulla qualità che sulla tempestività della legiferazione. A meno che non si tratti di inconfessabili “nostalgie”, si sono già dimenticati che analoga valutazione (“quest’aula sorda e grigia”) era contenuta nel primo discorso alla Camera, che nel 1922 fece Mussolini appena nominato dal re capo del governo. Ne conseguì la riduzione dei parlamentari al numero di 400! E fu il fascismo.
- E grottesca è l’altra affermazione dei fautori del SI’- ovviamente non assistita da alcuna razionale argomentazione – che ci sia una regola indiscussa e indiscutibile per cui quanto minore è il numero dei parlamentari, tanto più efficiente e efficace sarebbe la funzione legislativa. Il che, a rigor di logica, significherebbe anche che la perfezione assoluta della funzione legislativa la si raggiungerebbe quando a legiferare fosse UNO SOLO! Ci risiamo?
- Non rimane che considerare che ben 800 anni fa gli Umanisti italiani erano già arrivati alla conclusione che solo il popolo (ossia non i pochi e neanche i molti, ma tutti) avesse il diritto di legiferare. Furono allora coniati valori quali populus sibi princeps (il popolo principe si se stesso), e quod omnes tangit ab omnibus approbari debet (quello che riguarda tutti, da tutti deve essere approvato). E fu allora che si definì la politica come l’arte di gestire una società di uomini liberi, solo sottomessi alle leggi che essi stessi si danno.
- Quell’Umanesimo, ad opera delle città-stato del centro-nord d’Italia, non solo sconfisse il buio del feudalesimo Alto-Medievale, ma pose le basi del pensiero politico occidentale che domina il mondo di oggi.
In sintesi i sostenitori del SI’, consapevolmente o no, aspirano, col tempo, a riportarci indietro di 100 anni (se non addirittura 800!). Non ce la faranno perché glielo impediremo col nostro NO!