La signora non ha apprezzato l'intervento del Consigliere comunale 5 Stelle relativo agli investimenti all'ippodromo di Pian delle Fornaci
di Mauro Aurigi
“Cara Signora,
temo che non mi abbia capito o, più probabilmente, sono io che non ho saputo spiegarmi (cosa che invero mi capita piuttosto spesso J). Altrimenti non poteva accusarmi, con molta grazia devo riconoscere, di essere uno di quei “politici che quando aprono bocca non sanno quello che dicono”.
E’ vero: ho sostenuto che l’allevamento del cavallo è un’attività perversa soprattutto quando riguarda il cavallo più diffuso al mondo: il purosangue da ippodromo. Per questa razza, quanto a tipo di allevatori, si parte dalla regina d’Inghilterra e dall’Aga Khan per scendere verso il basso, ma non troppo. Insomma è roba da miliardari che stranamente in Italia sono sovvenzionati dallo Stato, ossia con i soldi di tutti. Le sovvenzioni infatti si fanno con quella parte dei proventi dalle scommesse sulle corse che compete allo Stato. Una volta pagati i vincitori delle scommesse, con quei soldi si pagano i premi ai cavalli vincitori, i finanziamenti agli allevatori e tutto il resto che riguarda gli ippodromi, l’UNIRE, l’ENCI ecc. Non so oggi, ma una volta c’erano anche i premi agli importatori, credo unico caso al mondo in cui si premino gli importatori e non gli esportatori. Quella razza di cavalli è così utile che il mai abbastanza compianto veterinario Marco Roghi diceva che se finissero le scommesse la razza in tre mesi si sarebbe estinta. Bene, aveva tanta ragione che oggi, diminuito il gettito delle scommesse, l‘intero settore è entrato prontamente in crisi.
Quanto sostengo per il purosangue, in Italia vale ovviamente, anche se in tono minore, per tutte le razze equine nazionali: mezzi-sangue, cavalli da ostacoli, anglo-arabo-sardo, maremmano ecc. per i quali si aggiungono contributi pubblici degli Enti locali. Pensi, cara Signora, solamente al fatto che ci sono 8 costosissimi istituti pubblici di incremento ippico (uno in Toscana) passati dallo Stato alle Regioni. Finito l’uso militare del cavallo ed anche l’uso nei trasporti, cosa c’entrano lo Stato e le Regioni con i cavalli, ormai puro e esclusivo oggetto di divertimento?
Ecco: tutta questa pioggia di denaro pubblico viene spesa per un prodotto che non ha alcuna utilità sociale o culturale, divertimento a parte appunto. Le sembra giusto, mentre non si trovano i soldi per gli asili-nido, si fanno tagli alla sanità, alle forse dell’ordine, alla ricerca ecc.?
Di più: sarebbe troppo lungo spiegarne qui il meccanismo, ma la prego di credermi se dico che ho l’esperienza giusta per assicurare che l’intervento pubblico nell’economia (e il cavallo è un bene economico) ha come effetto primario e devastante quello di deprimere la qualità del prodotto, di qualsiasi prodotto. Fatto sta che qualche anno fa – non so come stiano le cose oggi – da una mia indagine emerse che ogni anno l’Italia importava cavalli per circa 125 – 150 milioni di euro e ne esportava solo per 2 o 3mila. Risultato: i nostri cavalli sono praticamente sconosciuti all’estero (e anche in Italia), tanto che gli stranieri pensano che non esistano razze autoctone italiane. Pochi denari pubblici sono stati usati così male come quelli per l’allevamento equino. Pensi alla Fiera di Verona, che conoscerà bene. Non so se per i cavalli sia in perdita o in utile, ma si tratta di un ente pubblico che fa pubblicità in Italia ai cavalli stranieri (sono almeno il 90% dei soggetti presentati). Si possono impiegare peggio di così i nostri soldi?
Il fatto è che abbiamo una cultura arretratissima in materia equestre. Pensi che ancora nel 1990 tutti i maschi presentati all’annuale Premio Allevamento di Grosseto erano castrati. In Italia i cavalli migliori si castrano! Con grande beneficio per la selezione! Non lo si fa per nessun’altra specie animale da reddito! Ma anche internazionalmente siamo gli unici che premiano i cavalli castrati! Si può essere più idioti? Non so quale sia la situazione odierna, ma c’è voluta una mia relazione alla Commissione agricoltura del Senato oltre dieci anni fa perché da allora si cominciasse a trovare qualche maschio italiano intero alle mostre italiane.
Ma torniamo a noi. Quelli che ho citato sopra sono i motivi per cui mi sono dichiarato contrario a spendere tutti quei soldi (1.300.000 di mutuo e un altro milione per completare gli interventi) per Pian delle Fornaci. Io capisco la vostra passione per i vostri cavalli, ma come potete pensare che i cittadini tutti debbano pagare le tasse affinché voi possiate godere della vostra passione? Questa logica del tutti devono pagare per gli interessi di pochi è la logica che ha distrutto economicamente e culturalmente il nostro Paese. Si ricorda la storia dell’ampliamento dell’aeroporto di Ampugnano? E’ la stessa cosa. La moltiplichi per centinaia di migliaia di altri casi (pensi solo a quante strade sono state costruite in Italia a spese di tutti solo per aumentare il valore dei terreni di pochi o di uno solo). E ci voglio mettere anche le pratiche mafiose (anche lì molti pagano per il godimento di pochi). L’investimento del Pian delle Fornaci fa felici solo tre soggetti: i proprietari dei cavalli, le imprese che vi hanno lavorato e i politici che sperano di essersi guadagnati il voto degli uni e delle altre. Con i soldi nostri. Non so lei, ma io continuerò a lottare contro questo mal costume.
La ringrazio infine per il cortesissimo invito a visitare la sua azienda, ma non posso accettare. Veda, sono stato anch’io allevatore appassionato come Lei. Si trattò allora di salvare dall’estinzione l’ultima razza italiana di cavalli rimasta in purezza, per giunta dalle magnifiche quanto sino ad allora ignorate eccellenze fisiche e caratteriali (http://www.aurigi.net/saggiepubblicazioni/cavallo_murgese.html). Ovviamente l’istituzione pubblica che li aveva in costosissima gestione (per la produzione di carne!) non si era accorta di nulla. Posso dire, soldi a parte (tanti!), di avere dato il mio sangue a quella causa: il salvataggio riuscì senza una lira di denaro pubblico, ma solo grazie alla passione di cittadini comuni, ma io ci ho rimesso il 10% della mia capacità polmonare a causa di una sopravvenuta asma allergica da equini. Da allora non ho più potuto avvicinarmi a un cavallo.
La saluto sperando che non continui a considerarmi un “politico” (ma mai definizione fu più errata) sprovveduto con pregiudizi verso gli allevatori del settore.
Mauro Aurigi (consigliere comunale del M5S)