Lettera a Speranza contro l'eccesso di termini stranieri nelle comunicazioni ai cittadini
SIENA. Egregio Ministro della salute Roberto Speranza, sono un cittadino consapevole, per giunta ultra-ottantenne, che ha cercato di documentarsi a proposito della vaccinazione anti-Covid-19. Mi rendo conto che Ella in questi difficili frangenti abbia già abbastanza problemi di ben più drammatica urgenza, ma non posso esimermi dal denunciarLe questo fatto.
Ho affrontato la lettura delle 13 pagine del Piano Strategico della “Vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19”, e mi sono trovato di fronte a questi termini anglo-americani: Steering board, rolling review, target, over, framework, reactive vaccination, supply chain, standard, hub and spoke, joint procurement, governance, lay-out, walk-in, focus, online, offline, down-payment, burden of disease, WHO, outcome (e non sono sicuro di averli trascritti tutti).
Non mi sembra giusto che in una comunicazione da un ministero italiano verso la massa dei cittadini italiani, per giunta a proposito di una pandemia che rischia di essere sempre più simile a una pestilenza medievale, non si sia sentita la necessità di evitare l’uso di termini incomprensibili ai più, costretti quindi a consultare il dizionario inglese-italiano. E chi non ce l’ha il dizionario, se lo deve comprare per ovviare al provincialismo culturale di qualche alto dirigente ministeriale convinto che, tra italiani, ormai non ci si capisca più se non si ricorre a una lingua straniera?
Sono tra quelli che hanno apprezzato quello che sinora Ella ha fatto, ma gradirei ugualmente un cenno di riscontro.
Mauro Aurigi