di Mauro Aurigi
PREMESSA
Etimologicamente i due lemmi “destra” e “sinistra” indicano esclusivamente le due parti fisiche in cui si divide un qualsiasi “ente” (proprio come “alto” e “basso”). Col tempo i due termini hanno poi assunto un significato positivo il primo: pronto, agile, idoneo (la più abile mano destra) e negativo il secondo: infausto, triste, cattivo (la meno abile mano sinistra).
Per cui politicamente la diade “destra/sinistra” non avrebbe alcun senso, mentre invece domina la moderna dialettica politica. I due concetti sembrano avere assunto un preciso e contrapposto valore politico perché a fine Settecento, nell’Assemblea rivoluzionaria francese, i repubblicani più radicali sedevano a sinistra, mentre i più moderati sedevano a destra. Comunque sia, sono poi diventati dominanti nella moderna dialettica politica perché allora la cultura francese, dopo avere surclassato quella italiana, teneva ancora al margine quella che oggi è invece prevalente (la cultura globale anglosassone). Bisogna dire che ci furono tentativi per fare chiarezza a tale proposito. Per esempio il padre dell’anarchia, il francese Pierre-Joseph Proudhon usò, in sostituzione di quella diade, i termini “autorità” e “libertà”, politicamente molto più significativi, ma che non ebbero fortuna.
ECCOLA LA DISTINZIONE!
Resta oggi così definitivamente codificato in dottrina:
- che a destra si collochino la monarchia, l’impero, la dittatura, la tirannia, l’autocrazia, l’oligarchia, il centralismo statale, la volontà che scende dall’alto, i governati controllati dai governanti, il governo forte coi deboli e debole coi forti, la sfiducia verso l’autogoverno popolare e quindi la convinzione che solo il potere saldamente nelle mani di pochi (o di uno solo) possa garantire la serena esistenza del popolo. In sintesi: a destra sta la società organizzata verticalmente.
- che a sinistra invece stiano la repubblica, la democrazia, l’autogoverno locale, la volontà che sale dal basso, i governanti controllati dai governati (quindi i cittadini, comunque abbiano votato, tutti all’opposizione rispetto al governo), il governo forte coi forti e debole coi deboli, il governo dei molti (o di tutti: quod omnes tangit ab omnibus adprobari debet, ossia ciò che riguarda tutti da tutti deve essere approvato) e quindi l’ottimismo verso la capacità del popolo di autogovernarsi. In sintesi: a sinistra sta la società organizzata orizzontalmente.
Per cui si può dire che, con tutte le sfumature che si vorranno, quanto più una situazione è democratica e repubblicana, quanto più il potere è decentrato e diffuso e la volontà sale dal basso e quanti più sono quelli che governano, tanto più quella è una situazione di sinistra; viceversa per la destra.
CONCLUSIONE
Poiché non esiste altra distinzione logica tra destra e sinistra che questa, se ci si riflette bene si capisce che nell’Italia odierna c’è una solida e complessiva cultura di destra, mentre una cultura di sinistra non c’è (forse non c’è mai stata, se non a livello di fasce marginali della società civile). Così molti che si considerano di sinistra in realtà sono di destra e, forse, viceversa.
In conclusione si è fatta una grande confusione, perché oggi, con incomprensibile superficialità, si è arrivati a distinguere i terrorismi e le dittature di sinistra da quelli di destra. Mentre invece non c’è scampo: secondo la giusta distinzione tra “destra” e “sinistra” ogni terrorismo (ossia il tentativo da parte di una marginalissima minoranza di imporre con la violenza il proprio credo alla stragrande maggioranza della popolazione) ed ogni dittatura, sono senza ombra di dubbio sempre di destra, mai di sinistra (vale ovviamente anche per il bolscevismo sovietico e per le nostrane Brigate rosse).