Preoccupante: per la prima volta in un referendum il popolo “dà di fuori”
di Mauro Aurigi
SIENA. Ovviamente quel ragazzino arrogante di Di Maio è stato subito esplicito: non appena sentito il responso delle urne ha immediatamente confermato che ora sarà possibile una legge contro i “voltagabbana” (sic!). Lui per tali intende quei parlamentari che cambiano partito e che pertanto (c’è da scommetterci) in forza di una futura legge potranno essere radiati dal Parlamento (altrimenti, senza quella radiazione, che legge anti-voltagabbana sarebbe la sua?). Già, ma chi potrà decidere chi è voltagabbana e quindi meriti l’espulsione? Forse il Parlamento stesso? La vedo difficile: che tipo di discussione parlamentare può realizzarsi in una simile contingenza? Più facile che sarà il partito stesso o, peggio, il suo capo (non eletto dal popolo) ad essere autorizzato a decidere, in forza della legge, di eliminare o meno un proprio parlamentare, ossia un eletto dal popolo. Un non eletto dal popolo, avrà dunque il potere di radiare dal Parlamento un eletto dal popolo? Non so voi, ma io già sento lo sgradevole odore dell’olio di ricino (e del manganello).
In effetti la legge contro i voltagabbana sarà l’ennesimo tentativo di modificare in senso autoritario una Costituzione “troppo democratica”. Infatti, se la leggete bene, la nostra benemerita Costituzione non perde occasione per sottolineare, direttamente o indirettamente, l’avversione dei Padri Costituenti (grandi, anzi grandissimi!) verso la partitocrazia, ossia verso il potere dei partiti (non eletti dal popolo!) sullo Stato e/o sulle sue istituzioni (vedi qui). Chissà perché, ripeto, mi viene in mente il PNF (partito nazionale fascista) e la considerazione che il fascismo in Italia non sia nato con Mussolini né sia morto con lui (come non mi stanco mai di ripetere).
E SE VOLTAGABBANA FOSSE TUTTO IL PARTITO?
Mi meraviglia un poco che a nessuno sia venuto in mente di chiedere subito al ragazzino arrogante di cui sopra cosa succederebbe se, una volta fatta quella legge, a cambiare casacca invece di quell’unico parlamentare fosse l’intero suo partito. Potrà quel parlamentare pretendere di non seguire nel cambiamento il proprio partito, visto che se lo seguisse automaticamente diventerebbe un volta-gabbana e quindi dovrebbe essere espulso dal Parlamento? Oppure, meglio, avrà o no il diritto di far espellere tutto il suo stesso partito dal Parlamento con tutti i suoi parlamentari che, seguendo il partito nel cambiamento, sarebbero oggettivamente tutti dei volta-gabbana e quindi dovrebbero incappare tutti nel rigore di quella legge? Insomma cosa sarebbe successo se la legge anti-voltagabbana fosse già stata in vigore quando i 5Stelle in massa hanno abbandonato quel lagnoso muso lungo di Salvini per abbracciare allegramente il semper ridens Zingaretti? E se, vigente quella legge, un parlamentare del M5S si fosse rifiutato di seguire il M5S in quel cambio di casacca che sarebbe successo? L’avrebbero radiato per la ragione opposta, ossia perché non è un voltagabbana?
Senza contare che la legge anti-voltagabbana conterrà necessariamente due ulteriori aspetti: il ripescaggio del vincolo di mandato per i parlamentari e anche l’eliminazione del concetto che i parlamentari siano rappresentanti solo del popolo che li ha eletti, e non dei partiti. Ossia – ancora una volta con un referendum popolare – dovrà essere eliminato l’articolo 67 della Costituzione che molto seccamente (un solo rigo) recita: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
I PARLAMENTARI DEVONO RAPPRESENTARE IL POPOLO NON I PARTITI
Insomma oggi costituzionalmente i parlamentari devono ancora rappresentare, non i partiti, ma esclusivamente il popolo che li ha eletti e a cui solo devono rispondere. Invece, se la legge si farà, sarà ulteriormente rafforzato del potere del capo dell’esecutivo a spese del potere legislativo. Dittatura sempre più vicina.
Ma torniamo alla stra-vittoria del Sì sul No. Capisco l’esultanza degli elettori di destra, che hanno sempre mal digerito la nostra Costituzione e che da troppo tempo ormai sono orfani nostalgici di un Uomo della Provvidenza o di un Unto dal Signore, il solo ritenuto in grado di rimettere sulla carreggiata il traballante carrozzone italico. Ma come giustificare, invece, l’esultanza dell’elettore della sedicente sinistra, che non riesce a capire che la vittoria del Sì, a cui ha contribuito, servirà esclusivamente ad aumentare l’egemonia dei partiti, anzi dei capi di partito (ripeto: non eletti dal popolo a quella carica) su tutte le pubbliche istituzioni, a discapito della già tenue e diafana sovranità popolare che pure ancora domina, dall’alto dell’art. 1, la nostra Costituzione?
Mauro Aurigi