di Silvana Biasutti
SIENA. “Senta – dice l’ascoltatrice che interviene in diretta, alla radio – ho letto che ci saranno ancora degli aumenti: luce, metano e ancora qualcos’altro. Senta – prosegue – ma io che vado a fare la spesa, vedo le persone andare al supermercato e controllare i prezzi, comperare poche cose, arrivare alla cassa e poi riportare qualcosa indietro: perché mancano dei soldi per pagare. Senta – ripete – ma i nostri parlamentari non potrebbero fare almeno un gesto di solidarietà (loro che hanno stipendi da nababbi mentre la gente che ancora lavora guadagna sempre meno) dimezzarsi il loro stipendio e dirci “ecco vedete, anche noi stringiamo la cinghia”?”…
La signora briantea, che ha chiamato stamani radio Rai e ha lanciato questo patetico (ma ahimè fondato) appello, forse non sa che di diminuzioni qualcuno ha parlato – giorni orsono –, ma lo ha fatto riflettendo pubblicamente sulle pensioni e osservando che “se si riuscisse a diminuire l’importo delle pensioni si avrebbe non solo un risparmio immediato sugli esborsi dell’Inps, ma anche un gran risparmio proiettato nel futuro, con un miglioramento dei conti, perché si sa che con una rendita più bassa la gente morirebbe prima, per cui si accorcerebbe il tempo in cui la pensione viene percepita”.
Anche se non ho ascoltato questa ‘riflessione’ in diretta (l’ho solo letta in una newsletter dell’ordine dei giornalisti che la riportava e commentava), non sono stramazzata nell’apprenderla: c’è ancora una dichiarazione, un comportamento in grado di scandalizzarci? Che c’è di male ad augurarsi che i pensionati campino meno – possibilmente assai meno – e magari preventivare un aiutino per incamminarli verso una fine veloce e a basso tasso di assistenza?
Bisogna provvedere. Speriamo che si provveda con la stessa solerzia ed efficienza con cui si agisce nei confronti dei corrotti, dei collusi e di chi ha messo il paese Italia nelle condizioni in cui si trova.
Scrivendo e – per ora – vivendo nei dintorni di (non solo una!) banche ridotte in frantumi, come un porcellino-salvadanaio finito nelle mani di un bimbo capriccioso e irresponsabile (prima rompe, poi piange su ciò che ha rotto), non posso non chiedermi se mai arriverà uno ‘sculaccione’ – non più salvifico, ormai, ma almeno educativo – a ristabilire quali sono i limiti invalicabili per le persone degne di rispetto.
Auguri dunque: che l’asimmetria cessi.