a 16 anni si dovrebbe aver voglia di cambiare il mondo, di migliorare le cose, di lottare per cause giuste e nobili, confrontandosi e partecipando insieme a tutte le iniziative. Invece, stamattina, al Liceo Classico Enea Silvio Piccolomini, alla assemblea svoltasi in Aula Magna (parlo per quanto riguarda il liceo, dato che alle assemblee del ginnasio e del liceo della Formazione non potevo partecipare per ovvi motivi), è andato in scena un teatrino triste se non vergognoso. All’ordine del giorno: un dibattito sulla Legge 133/08 “Gelmini” e l’opportunità o meno di occupare la scuola come forma di dissenso.
Peccato però che, in totale disprezzo delle regole e dei principi democratici, non solo in questa assemblea si è tentato di dare un solo punto di vista, quello cioè dei ragazzi dell’Unione degli Studenti e degli Universitari (già questo grave vulnus), ma addirittura, quando ho preso la parola per sostenere le mie ragioni –e a giudicare dai messaggi di solidarietà e gli attestati di stima, oltre agli applausi, anche quelle di molti studenti – prima hanno spento i microfoni, quindi, sovrastando la mia voce, mi hanno interrotto più volte, senza consentirmi quindi di esprimere appieno il mio pensiero. Solo verso la fine, grazie alla moderazione di un ragazzo (sempre UDS, che ringrazio), sopraggiunto dopo la “lezioncina” di menzogne e mistificazioni sull’argomento “provvedimenti Gelmini” tenuta dai succitati elementi, sono riuscito a precisare ciò che avevano falsificato, ovvero che i famosi 87mila docenti non saranno licenziati, perché andranno normalmente in pensione, nel corso di tre anni; che le Università non diverranno enti privati ma, se il senato accademico lo vorrà, acquisiranno lo status giuridico di fondazioni di diritto privato (quindi, ad esempio, rimarrà il tetto massimo per le tasse: gli atenei rimarranno pubblici); eccetera eccetera.
Quello che mi chiedo è se è normale, in una scuola, avere tanto disprezzo della democrazia da cercare di impedire a un ragazzo di esprimere la propria opinione, e se si può essere tanto presuntuosi da ritenere la scuola l’orticello in cui fare politica, invece che luogo in cui, con la trasmissione dei saperi e con l’educazione al rispetto reciproco, essere formati come uomini e come cittadini. Questo episodio, che a molti –ahimè!– farà sorridere come un diverbio tra cittini, non è da sottovalutare perché ha alla base una idea della partecipazione alla vita scolastica totalmente sbagliata. Impedire a una persona di parlare non è democrazia, è totalitarismo.
Inoltre, come se tutto ciò non bastasse, l’intero liceo (ovvero le classi del triennio), tranne una ventina di ragazzi, si è opposto alla proposta di occupazione/autogestione, mentre il ginnasio (le classi del biennio, quindi la minoranza), tranne pochi casi, ha votato sì: ciononostante, questa occupazione, magicamente, è stata approvata, tant’è vero che domani (ipsi dixerunt) cominceranno a girare nelle classi per decidere dell’organizzazione della protesta.
Un grave atto di intolleranza e di mancata democrazia che spero venga condannato da chiunque abbia a cuore il confronto e la cultura del dialogo, a prescindere dalle idee politiche e dal pensiero in merito alla questione.
Cordiali saluti,
Francesco Aldo Tucci
II C Liceo Classico Enea Silvio Piccolomini