SIENA. Nel mensile gratuito #Siena, Grottanelli ricorda la propensione dei senesi ad essere ‘contenti’, e da buon conservatore si dice anche contento (lui e i senesi) del potere politico che dal Dopoguerra guida la città. Non sorprenda ma faccia pensare: vuol dire che nonostante tutti i disastri e l’affannarsi di blogger e oppositori, non c’è per ora un’alternativa CREDIBILE, VISIBILE.
Vero è che il professore abita in campagna (e come il Barni e la maggioranza dei politici non ha da sbattezzarsi con i molti irrisolti problemi di vivibilità nel centro storico…) ma il suo giudizio non passi inosservato: esprime un dato di fatto, una communis opinio resistente.
Barni più coinvolto, per il suo passato e per il presente delle due figlie, evidenzia giustamente che non c’è più il luogo comune della formazione di una ‘coscienza comune’, degradata com’è avvenuto da qualche anno con il sindaco-podestà la funzione del Consiglio comunale e finiti i partiti. Non già come luogo di riparto del potere, naturalmente, ma come luoghi di formazione civica. Sì, stiamo desolatamente parlandoci tra noi, anche se FB ad esempio ci mette in contatto con persone imprevedibili, ma non sufficienti a fare ‘coscienza comune’… e perciò ho plaudito alla decisione dell’Eretico di dedicarsi a cose meno irritanti della cronaca politica e mi lamento della mia irriducibile testardaggine (sono ormai quasi 30 anni che vigilo su Siena con la scrittura senza grandi risultati).
Dove Barni è ottimista però è sulla progettualità delle università: si sono accorte di qualcosa in questi ultimi, decisivi, 15 anni di Siena? Ma ammette una cosa importante: sono slegate (lui parla al singolare ma io mi azzardo a parlare di entrambe) “dal contesto territoriale, dalle associazioni culturali, dalle forse produttive. Ci vorrebbe un incontro…(per) comprendere i limiti attuali alla loro azione”. Ma esso continua a tardare…
La sua ammissione mi ha ricordato che quando la Fondazione MPS ha richiesto a giugno di fare proposte di azione e di organizzazione da parte mia sottolineavo la inadeguatezza della formazione del suo organo consiliare. In particolare ricordavo che Arcivescovado e le Università (e meno che mai Cnr e Consiglio BB.CC.), per il modo di formazione delle loro dirigenze, NON avevano titolo a sedere in Deputazione. Le loro dirigenze NON sono espressione del territorio senese, anche se di esso devono occuparsi. Immagino che almeno questa parte della mia proposta non sia stata accolta entusiasticamente.
Speriamo che i politici almeno abbiano avuto il tempo di leggerla: non dico di rifletterci sopra, anche…
Come studioso di istituzioni mi sento sempre più un Sartori in miniatura, adeguato alla crisi senese. Forse è proprio vero: ogni popolo finisce per avere quello che merita.
Mario Ascheri