SIENA. La scuola al centro, ma come strumento. Con le sue libertà: libertà di scelta della scuola da parte delle famiglie. Libertà di insegnamento per i docenti. In armonia con la nostra Costituzione, con le norme concernenti da vicino la scuola/le scuole, con lo statuto epistemologico delle varie discipline, con le persone in fase evolutiva degli allievi. Possibilmente, valorizzando il Piano dell’Offerta Formativa, in continuità con l’azione educativa esperita già fin dalla più tenera età dalla famiglia di appartenenza. Siamo prossimi ormai alla scelta che una nuova generazione di genitori e ragazzi è chiamata a fare: a quale scuola iscriversi, materna, elementare, secondaria di I o di II grado. I vari Istituti scolastici hanno già offerto “aperture” per illustrare le proprie intenzioni educative e documentare in quali strutture edilizie, con quali strumenti didattici, alla luce di quali visioni pedagogiche si apprestano a compiere la propria parte. Dirigenti attorniati da gruppi di docenti fanno talora capolino su Facebook. Sui muri cittadini compaiono manifesti, con cui scuole secondarie della città rivolgono inviti all’attenzione. In questo stesso tempo, sollecitati da raccapriccianti delitti realizzati da giovanissimi, neuropsichiatri di successo, scrittori di successo, artisti di successo, pediatri tra loro collegati ci avvertono: famiglia e scuola senza autorità sono percepite come un ostacolo; istruire non basta, bisogna tornar a educare; non si può parlare di asce, schizzi di sangue e delitti quando ci sono bambini davanti alla tivù; l’uso eccessivo dei telefonini favorisce mancanza di concentrazione, difficoltà di apprendimento e aggressività nei bambini… Dunque: primum educare. Iniziando nella famiglia, per proseguire, in dialogo, con la scuola. Per farlo serve una visione dell’uomo alla cui formazione collaborare. Promuovendone le potenzialità. Conoscendone le fasi evolutive. Mantenendosi attenti ai condizionamenti positivi e/o negativi degli ambienti di provenienza. Dopo averle riconosciute, con gli “attrezzi” di cui i docenti debbono essere provvisti in sicurezza “certificata”. Sicurezza concernente la preparazione professionale specifica, per la disciplina da impartire e per le modalità efficaci nell’impartirla. Le esperienze di istruzione, capaci di consegnare bagagli conoscitivi agli allievi e di arricchirli progressivamente, anche comunicando con il vasto mondo del lavoro, avranno e manterranno un carattere strumentale: il fine sarà il “cittadino”, da inserire utilmente, per sé e per gli altri, nella società. Allora: può darsi che su uno stesso “territorio” cittadino i Piani dell’Offerta Formativa differiscano tra loro, pur restando fedeli agli obblighi di istruzione dettati dalle norme vigenti, così da rendere effettivamente praticabile la “libertà di scelta della scuola”. Pluralità di tempi scolastici, percorsi disciplinari arricchiti, cura dei diversi ritmi di apprendimento, attenzione alle diversità culturali per la loro migliore integrazione nel rispetto pieno delle differenze. Le famiglie, dopo la fase dell’informazione, avranno in tal modo materia per scegliere. Non per caso il Piano dell’Offerta Formativa, insieme con gli altri documenti che lo corredano (Carta dei Servizi, Regolamento di Istituto…) ha rilevanza legale. Una scuola che “riconosce” l’uomo, per poi impegnarsi a fornirgli efficaci condizioni, interventi, supporti, nel suo divenire anche “cittadino”. Questo è ciò che auspichiamo.
Oliviero Appolloni
Sena Civitas