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SIENA. Mentre l’estate si avvicina al suo culmine, molte famiglie senesi già pensano a quanto sarà dura la ripresa autunnale grazie al generalizzato incremento, deciso in queste ultime settimane, del costo dei servizi sociali più essenziali, asili nido, mense scolastiche, rette del Campansi, che andrà a inserirsi nell’ambito del generalizzato aumento tariffario a livello sia locale che nazionale. Questi problemi un tempo erano vissuti in modo pesante solo da una minoranza della popolazione senese, poiché il loro impatto era modesto sui redditi medi o alti della maggioranza dei senesi.
Sappiamo che oggi non è più così.
Il reddito medio delle famiglie senesi, in base alle più recenti rilevazioni, è in fase calante ormai da anni. Si tratta dunque di un fenomeno la cui causa non può ricercarsi nella crisi economica globale, che si è manifestata solo a partire dal 2008, ma deve essere ricondotta anche a motivazioni del tutto locali. In genere, di fronte a queste osservazioni, udiamo replicare: ma Siena resta ai vertici di tutte le classifiche del benessere nelle città italiane. Vero, ma solo in parte: innanzitutto all’interno di tali classifiche Siena ha comunque perso molte posizioni (lo scorso anno nella graduatoria per il PIL pro capite dal 32° al 40° posto), dobbiamo poi considerare che il “benessere” senese, a differenza di quanto accadeva in passato, è oggi distribuito in termini sempre meno omogenei. Senza indulgere in tecnicismi, proviamo a fare il vecchio, caro “conto della serva” nelle tasche dei senesi.
I “montepaschini”, impiegati e quadri direttivi, negli ultimi anni hanno visto sensibilmente ridursi il proprio monte salario, uno dei premi di rendimento è stato neutralizzato da tempo, l’ultimo, assegnato nei giorni scorsi, ha subito una riduzione e anche le stock granting sulle azioni stanno diventando un ricordo.
Nessuno, poi, può pensare che abbia goduto di incrementi il reddito dei dipendenti della nostra Università … I quali anzi più di una volta hanno rischiato di non percepire il proprio salario o lo hanno percepito in ritardo. Anche Comune e Provincia, negli ultimi anni, si sono impegnati in un’energica riduzione dei costi del personale, i premi di rendimento sono stati molto contenuti e quasi più nessuno può fare straordinari.
Dal commercio, dall’artigianato e dal comparto turistico provengono costanti lamentele. Di quel poco di industria che ci rimane è forse meglio non parlare … Del resto il tasso di mortalità delle imprese senesi dal 5,5% del 2000 è salito al 7,1% del 2009.
L’edilizia, settore ampiamente favorito e “stimolato” dall’attuale amministrazione comunale, ma evidentemente non in maniera equa e mirata, è l’area maggiormente in crisi, con un tasso di mortalità imprenditoriale (8,9%) superiore anche ai dati rilevati a livello regionale (8,4%) e nazionale (7,9%). Il tasso di disoccupazione, ovviamente, è in crescita. Quindi, mediamente, la grande maggioranza dei senesi oggi è apprezzabilmente più “povera” che in passato. Allora, se la città rimane comunque nella parte di testa di quelle famose classifiche, ciò evidentemente accade per “merito” di una minoranza che invece riesce a diventare sempre più ricca. Da chi è costituita questa opulenta minoranza?
Non amiamo le facili demagogie; d’altro canto i senesi sanno bene dove prosperano privilegi e autoindulgenze retributive, nonché copiosi emolumenti, come sanno quanto sia costosa l’imponente e ramificata “industria della politica” che in questa città, come altrove, grava sui pubblici bilanci.
A noi preme osservare che, sulla base dei fatti, in questa città una maggioranza attiva e laboriosa produce una grande ricchezza della quale tuttavia pochi – a volte i meno attivi e laboriosi – possono fruire. Uno dei maggiori problemi di Siena, oggi, è quello di garantire una più equa distribuzione delle risorse: le ricadute della crisi sulla popolazione possono essere attenuate eliminando o riducendo le onerose sacche di privilegio oggi così diffuse.
ApI lavora in questa direzione… e non solo.
La segreteria API
Sappiamo che oggi non è più così.
Il reddito medio delle famiglie senesi, in base alle più recenti rilevazioni, è in fase calante ormai da anni. Si tratta dunque di un fenomeno la cui causa non può ricercarsi nella crisi economica globale, che si è manifestata solo a partire dal 2008, ma deve essere ricondotta anche a motivazioni del tutto locali. In genere, di fronte a queste osservazioni, udiamo replicare: ma Siena resta ai vertici di tutte le classifiche del benessere nelle città italiane. Vero, ma solo in parte: innanzitutto all’interno di tali classifiche Siena ha comunque perso molte posizioni (lo scorso anno nella graduatoria per il PIL pro capite dal 32° al 40° posto), dobbiamo poi considerare che il “benessere” senese, a differenza di quanto accadeva in passato, è oggi distribuito in termini sempre meno omogenei. Senza indulgere in tecnicismi, proviamo a fare il vecchio, caro “conto della serva” nelle tasche dei senesi.
I “montepaschini”, impiegati e quadri direttivi, negli ultimi anni hanno visto sensibilmente ridursi il proprio monte salario, uno dei premi di rendimento è stato neutralizzato da tempo, l’ultimo, assegnato nei giorni scorsi, ha subito una riduzione e anche le stock granting sulle azioni stanno diventando un ricordo.
Nessuno, poi, può pensare che abbia goduto di incrementi il reddito dei dipendenti della nostra Università … I quali anzi più di una volta hanno rischiato di non percepire il proprio salario o lo hanno percepito in ritardo. Anche Comune e Provincia, negli ultimi anni, si sono impegnati in un’energica riduzione dei costi del personale, i premi di rendimento sono stati molto contenuti e quasi più nessuno può fare straordinari.
Dal commercio, dall’artigianato e dal comparto turistico provengono costanti lamentele. Di quel poco di industria che ci rimane è forse meglio non parlare … Del resto il tasso di mortalità delle imprese senesi dal 5,5% del 2000 è salito al 7,1% del 2009.
L’edilizia, settore ampiamente favorito e “stimolato” dall’attuale amministrazione comunale, ma evidentemente non in maniera equa e mirata, è l’area maggiormente in crisi, con un tasso di mortalità imprenditoriale (8,9%) superiore anche ai dati rilevati a livello regionale (8,4%) e nazionale (7,9%). Il tasso di disoccupazione, ovviamente, è in crescita. Quindi, mediamente, la grande maggioranza dei senesi oggi è apprezzabilmente più “povera” che in passato. Allora, se la città rimane comunque nella parte di testa di quelle famose classifiche, ciò evidentemente accade per “merito” di una minoranza che invece riesce a diventare sempre più ricca. Da chi è costituita questa opulenta minoranza?
Non amiamo le facili demagogie; d’altro canto i senesi sanno bene dove prosperano privilegi e autoindulgenze retributive, nonché copiosi emolumenti, come sanno quanto sia costosa l’imponente e ramificata “industria della politica” che in questa città, come altrove, grava sui pubblici bilanci.
A noi preme osservare che, sulla base dei fatti, in questa città una maggioranza attiva e laboriosa produce una grande ricchezza della quale tuttavia pochi – a volte i meno attivi e laboriosi – possono fruire. Uno dei maggiori problemi di Siena, oggi, è quello di garantire una più equa distribuzione delle risorse: le ricadute della crisi sulla popolazione possono essere attenuate eliminando o riducendo le onerose sacche di privilegio oggi così diffuse.
ApI lavora in questa direzione… e non solo.
La segreteria API