Lo sapeva che entrava nella stanza dei bottoni della cosa più importante e delicata che questa comunità avesse creato?
di Mauro Aurigi
SIENA. Ho sempre ritenuto la d.ssa Antonella Buscalferri una persona per bene e attribuivo il suo silenzio sinora osservato sul Monte dei Paschi come una sorta di pudore per essere stata nel massimo organo della Fondazione MPS, azionista di maggioranza della Banca, senza accorgersi di niente. Solo ora esce a Siena con pubbliche dichiarazioni che si riverberano fin sulla stampa nazionale e con un’intervista su “Il Fatto” di domenica 10 febbraio, rivendicando un proprio specchiatissimo comportamento. E’ evidente il tentativo di rifarsi una verginità al fine di restare a galla tra la classe dirigente cittadina. E questo non riesco a digerirlo.
E’ stata ininterrottamente dal 2005 ad oggi tra i 16 della Deputazione Generale della Fondazione ed è stata dirigente del partito dominante a Siena (allora DS). Ed ora ci viene a dire che non capiva nulla di economia e finanza (“incompetenza totale” sua e dei suoi colleghi nella Deputazione: sono parole sue). Per cui doveva fidarsi di ciò che Mussari (un altro che ha dichiarato che la banca non è il suo mestiere) raccontava alla Deputazione a proposito di come la banca faceva gli utili. Evidentemente non ha mai partecipato alle annuali assemblee degli azionisti (lei che con altri 16 rappresentava l’azionista di maggioranza!) altrimenti avrebbe sentito le denunce, ripetute negli anni, di quanti, contrariamente a lei, avevano capito subito che gli utili distribuiti erano fasulli e che il ricco patrimonio della Banca veniva devastato per imbellettare i bilanci in perdita (le mie denunce all’assemblea sono raccolte nel mio sito aurigi.it). E poi a Siena, città di poco più di 50mila abitanti, ci sono a spasso, in proporzione più che in ogni altra città d’Italia, centinaia e centinaia di ex dirigenti della Banca, proprio quelli che nella seconda metà del secolo scorso sono stati protagonisti dell’impressionante affermazione del Monte quando era banca pubblica. La Buscalferri non è riuscita a trovare nessuno che le spiegasse l’arcano?
FACILE ORA, DOPO TANTO SILENZIO, SCARICARE TUTTE LE COLPE SUL MUSSARI
E perché allora ha accettato un incarico di questo livello? Le facevano gola quei 2500 euro (il salario di due operai!) da intascare per ogni seduta di pochi minuti della Deputazione, lei che come dirigente della sanità ha già ha uno stipendio annuo lordo di 90mila euro (dati 2009)? Lo sapeva che entrava nella stanza dei bottoni della cosa più importante e delicata che questa comunità avesse creato? Tanto importante e delicata da mettere in discussione, con l’evaporazione di 20mld di euro, il futuro non solo di questa Città e di questa Regione, ma dell’intero Paese, visto che l’effetto domino, partendo dal Monte, poteva essere esiziale per la salute economico-finanziaria da sempre malferma della Nazione. Non lo sapeva? Allora la responsabilità è tutta di chi l’ha nominata. Chi è stato dottoressa?
Ma Mussari non ha solo atterrato il Monte. Appena esaurito il suo patrimonio ha munto bene bene anche la Fondazione. Così quest’ultima, che era la più ricca d’Italia e qualcuno dice anche d’Europa, il 20.7.2012 denuncia col bilancio 2011 che il proprio patrimonio in un solo anno si è ridotto da 5,4 mld a 1,3 con una perdita secca di 4,1 mld. Roba da Guiness delle perdite economiche. Ma la Buscalferri ancora tace imperterrita.
Si sveglia solo ora, non appena è palese senza ombra di dubbio che il despota Mussari è ormai in ginocchio e non più in grado di offendere. E così si aggrega al branco dei cortigiani che, finché il despota era in piedi e pericoloso, strisciavano a baciargli la pantofola, e ora che è in ginocchio scaricano su di lui ogni responsabilità. Ma non è Mussari il principale responsabile di ciò che è successo. Se non toccava a lui ce n’erano migliaia come lui pronti a prenderne il posto. E’ il sistema quello che gli ha consentito di far evaporare le ricchezze altrui, ossia nostre. E’ il sistema il massimo responsabile del “caso Monte dei Paschi” e la Buscalferri di quel sistema ha fatto e fa ancora parte. Doveva controllare e non l’ha fatto: insieme agli altri ha più colpe di Mussari. E non ci venga a dire che la sua è stata un’opposizione dura dentro la Deputazione della Fondazione, che si è eretta a unico baluardo a difesa della res publica, perché vero o falso che sia, nessuno se n’è accorto. Era lì in rappresentanza del popolo e al popolo doveva riferire. Allora, non oggi, doveva tirare fuori ciò che pensava dell’acquisto 12 anni fa della Banca 121 e 5 anni fa della Banca Antonveneta. Forse si era ancora in tempo per evitare il peggio. Invece di dimettersi e denunciare (questo sì che sarebbe stato un atto coraggioso e efficace) ha preferito restare lì a prendersi 2500 euro lordi per ogni seduta della Deputazione. Non contenta dichiara che non ci saranno più utili da riversare sul territorio. Ciò vuol dire che la propria carica ora non ha più alcuna giustificazione, visto che quello di selezionare le iniziative da finanziare era il suo unico lavoro. Ma non l’abbiamo ancora sentita dire che rinuncia a quei 2500 euro a seduta. Ossia non ci sono più soldi per gli altri, la Fondazione è stremata, ma i deputati continuano a poppare da lei e quindi da noi, come se niente fosse. Come se ci fosse bisogno di dimostrare ancora che il parassitismo è la sola attività che i cattolici e i comunisti dei nostri tempi sono riusciti a sviluppare.
Il fatto è che la “discontinuità” col passato, di cui lei pure vanta di essere stata, ma all’insaputa di tutti, una paladina, ha un senso solo se parte dalla causa, ossia da lei e quelli come lei. E’ tutto il ceto dirigente cittadino, sia quello dei lacché premurosi sia quello rimasto muto per tutto questo tempo (il secondo non meno responsabile del primo) che va mandato a casa. Ma se la discontinuità la si applica ottusamente solo all’effetto, ossia al Mussari, sarà del tutto inutile. Perché il mondo è pieno di gente come il Mussari pronta a prenderne il posto.
Infine mi verrebbe voglia di dire alla Buscalferri e a tutti i suoi colleghi politicanti senesi, che i politici si dividono in tre categorie (quartum non datur): quelli che rubano, ossia i disonesti; quelli che non rubano ma sanno che gli altri lo fanno e tacciono, ossia gli onesti del cavolo; quelli che non hanno capito niente di ciò che gli succede intorno, ossia gli imbecilli. Sarebbe illuminante ci dicessero a quale categoria pensano di appartenere.