I dipendenti sono stati tutti sospesi da una settimana
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ASCIANO. Dopo due anni vissuti all’insegna dell’incertezza, di tante domande senza risposta, di mille dubbi sul loro futuro, dopo che quell’azienda all’apparenza solida e granitica ha garantito per decenni lavoro ed uno stipendio sufficiente al mantenimento delle loro famiglie, da oltre una settimana i circa 80 dipendenti della FAU di Asciano sono tutti sospesi dall’attività lavorativa.
Nome storico dell’imprenditoria locale, azienda fondata quasi cinquant’anni fa e specializzatasi nella produzione di arredo urbano e segnaletica stradale, la FAU, dal 2009 ad oggi, ha affrontato diverse peripezie, in buona parte quale conseguenza della discutibile gestione e delle forti contrapposizioni tutt’ora esistenti fra i Soci che, ricordiamo, in comune, oggi, hanno solo il ceppo parentale di provenienza.
Un’odissea dove loro malgrado i lavoratori non hanno mai abbandonato la speranza di riuscire nell’intento di spingere la FAU fuori dalle secche in cui si è incagliata, sin da quando nella primavera del 2009, con l’obiettivo di una riorganizzazione, l’Azienda ridusse l’organico di una ventina di dipendenti tramite il collocamento volontario nelle liste di mobilità. Dopo mesi e mesi di furibonde ed accese liti all’interno della Società, che a nulla sono servite, se non a creare ulteriore sconcerto fra i lavoratori, nell’autunno scorso era stata accolta con favore la decisione di nominare un nuovo Amministratore Delegato – esterno alla compagine precedente – che avrebbe dovuto traghettare l’Azienda verso un cambio generazionale. Ma le crescenti difficoltà nel rispettare le date di pagamento delle retribuzioni, gli ingenti debiti pregressi e la mancanza totale di liquidità ad oggi stanno mettendo seriamente a repentaglio la continuità produttiva.
Colpa della crisi, potremmo sentenziare con superficialità. Peccato che a contraddire questa banale considerazione, con la quale si giustifica ormai qualunque difficoltà, al suo attivo la FAU ha un consistente portafoglio d’ordini che, vista la situazione, difficilmente potrà essere smaltito, e contratti pluriennali con committenti di tutto rispetto – Autostrade e Ferrovie – per un potenziale valore di svariati milioni di euro; contratti che rischiano di passare nelle mani di alcuni avventurieri e speculatori che come avvoltoi sono in attesa dell’ultimo rantolo della moribonda FAU.
L’ennesima vicenda che ci dà il segno di quanto un territorio un tempo florido in termini economici come quello senese si stia lentamente impoverendo. Può permettersi la nostra provincia di perdere un’altra azienda, i dipendenti che vi lavorano, la loro professionalità? La domanda è ovviamente retorica essendo scontata la risposta, ma questo soltanto per dire che non dobbiamo cedere alla tentazione di invocare nuove attività lavorative future per risollevare le sorti della nostra economia, dimenticando che il termine sviluppo non può che poggiare sul mantenimento e la difesa delle aziende esistenti. Il sistema istituzionale – che già si è attivato -, quella parte sana dell’imprenditoria locale, chi ha un ruolo di rappresentanza ed al pari della FIOM CGIL sente il peso e la responsabilità di individuare una via d’uscita a questa situazione, non può rimanere ad osservare nella veste di spettatore inerme; ora, senza perdere ulteriore tempo, è quanto mai doveroso sollevare lo sguardo dalla punta delle scarpe e spingere la vista oltre lo steccato.
Marco Goracci, Segretario Generale FIOM CGIL Siena