"Il progetto di ristrutturazione dello stadio è uno strazio"
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SIENA. La città non si è ancora ripresa dallo strazio a cui è stata sottoposta la zona della stazione, che ora se ne sta preparando un altro. Il sindaco Piccini, tutto preso dalla sua smania di realizzare gradi opere, ma che non sapeva nulla di urbanistica, di relazioni tra i luoghi e di rispetto del territorio, ci ha regalato uno dei più brutti episodi di urbanistica contrattata: è stato lui ad autorizzare quell’edificio lineare che è venuto ad occupare un buona parte della piazza della stazione, più alto e più grande di quanto avesse previsto il Piano Regolatore di Secchi, e il risultato è una edificazione brutta ed incongrua rispetto all’ambiente circostante, una piazza Rosselli completamente stravolta, un sistema di collegamenti tra le varie funzioni cervellotico e poco efficiente.
Ora è stato presentato il progetto di edificazione dell’area del Rastrello che rischia di risultare, se possibile, ancora più stravolgente di quello della stazione.
Intanto chiariamo alcuni termini: qui non siamo in presenza del progetto di un nuovo stadio, ma della costruzione di un quadrilatero multipiano con volumi enormi in cui il campo di calcio è ridotto ad una specie di cortile interno. La funzione sportiva è talmente residuale che si riduce addirittura il numero dei posti nelle tribune, così da rendere definitivamente impossibile disputarvi le partite di serie A.
Torniamo un attimo indietro nel tempo: nel 1956 il Piano Regolatore di Piccinato salvò la città stabilendo il principio della inedificabilità delle valli verdi interne alle mura urbane. La valle del Rastrello rientra a pieno titolo tra le valli da salvaguardare, così che anche la varie e successive indicazioni urbanistiche non hanno mai dimenticato di indicare la netta prevalenza del suo ruolo di area verde.
Ora, con la scusa della ristrutturazione dello stadio, e sorvolando sulla proprietà pubblica dell’area, sulla destinazione urbanistica indicata sia dal Piano Strutturale che dal Regolamento Urbanistico, sulla priorità assoluta della salvaguardia dell’ambiente interno al centro storico, un privato signore si permette di presentare una proposta che sconvolgerebbe tutti gli equilibri urbanistici, economici e ambientali del centro storico di Siena. Ricordare: patrimonio Unesco.
Si prende l’intera valle, si radono al suolo tutti gli alberi che vi si trovano, si elimina la strada che circonda lo stadio, si demoliscono le tribune (tutte, salvo quella coperta – bontà loro – che è notificata) e si costruisce un mega edificio che raggiunge su tutti i lati le quote di Viale dei Mille e di Via XXV Aprile e con esse si congiunge a raso.
Le destinazioni sono tutte quelle possibili: attività commerciali, uffici, palestre, parcheggi (2000 posti auto).
Uno degli architetti ha la sfacciataggine di definire il progetto come quello di uno stadio “ipogeo”, il che sarebbe a dire interrato. E’ vero: guardando il progetto è proprio così, lo stadio risulta sommerso da altri edifici e funzioni. Residuale, in mezzo a questo quadrilatero di oltre 100 metri per lato, c’è un campo di calcio senza respiro e circondato da tribune per circa 12.000 spettatori – 3.000 in meno di quelli attuali.
Ora immaginiamo quali possano essere gli effetti di piazzare nelle immediata adiacenze del centro storico quattro edifici come quello della stazione: rottura di tutti gli equilibri economici e commerciali del centro storico, impressionante aumento del carico di traffico (che continuerà a gravare tutto sulle sole vie Cesare Battisti e Armando Diaz) distruzione irreversibile di un ambiente di grande valore estetico e storico (altro che le tribune metalliche che alla bisogna possono sempre essere smontate).
E’ incredibile che di fronte a tutti questi problemi il sindaco Valentini si limiti a dire che “Noi abbiamo da valutare il progetto presentato dall’AC Siena per attribuirgli un’eventuale patente di “pubblico interesse””. Siamo alle solite: non si capisce che è il Comune che deve programmare l’uso del territorio, non farsi dettare l’agenda ed i contenuti da estemporanee iniziative private. Semmai sia il comune a dire contenuti e limiti di un intervento di riqualificazione dello stadio e su queste idee eventualmente i privati siano chiamati a misurarsi.
Certo che c’è da coinvolgere fin da subito il Consiglio Comunale e da attivare un vero processo partecipativo che coinvolga tutta la cittadinanza. Ampugnano insegna che non si possono fare scelte impegnative senza una partecipazione attiva, reale ed organizzata di tutta la cittadinanza.
Infine vorrei rivolgere un appello a tutte le associazioni ambientaliste: Italia Nostra, WWF, Lega Ambiente e tutte le altre. Per favore esaminate il problema, prendete posizione, perché poi quando le decisioni sono prese ed i buoi sono scappati non c’è più nulla da fare ed uno scempio di questo genere la città, dopo tutti i guai che ha vissuto, non se lo può assolutamente permettere.
Alessandro Vigni – assessore all’urbanistica 1983- 1987