SIENA. Da Luglio ad ora ci hanno lasciato due personaggi di primo piano del movimento politico dei cattolici democratici: Gianni Giacopelli, già capogruppo DC nei consigli comunali di Siena e Monteriggioni, ex segretario provinciale UDC; ieri è tornato alla Casa del Padre Alberto Monaci del quale evito di enunciare tutti i numerosi incarichi politici e amministrativi di un lungo cursus honorum, il cui dettagliato racconto riempie le cronache giornalistiche di questi tristi giorni. Gianni Giacopelli sarà da ricordare in altra ricorrenza.
Ora è il diffuso dolore per la scomparsa di Alberto Monaci palpabile nell’affollato, mesto e continuo pellegrinaggio di amici e concittadini di ogni ceto all’obitorio del Santa Maria alle Scotte. Colto da una grave forma di polmonite Alberto “ha lottato fino alla fine”. Così mi ha messaggiato Alessandro Pinciani alle 01.31 di giovedì 14 Novembre, precisando che “se n’e andato poco fa”.
Con forte dolorosa sorpresa, assicurando preghiera di suffragio, stretto in affettuosa vicinanza al fratello Alfredo, alla moglie Anna, alle figlie Giulia e Virginia con i fratelli Alessandro e Fabiano, alla cognata Antonella e al nipote Alessandro, non ho potuto evitare un tumultuoso accavallarsi di memorie vissute in un confronto lunghissimo talvolta aspro, mai personale o rancoroso, politico, chiaro e fermo, sempre di reciproca lealtà fino al punto di vedere ‘sbattezzato’ Graziano Battisti, che all’indomani ci trovava amici, dopo una nottata di forte scontro dialettico. Sia su problematiche nazionali/toscane, che su fatti e misfatti locali. Non se ne meravigliava, invece Gabriello Mancini che ben conosceva i reciproci e invalicati limiti, rispetto allo spesso preponderante prevalere, in combattuti e accalorati Congressi, di Alberto Brandani, cresciuto e salito al Monte all’ombra di Vinicio Meoni (Calp) Giovanni Cresti, Enzo Balocchi, Martino Bardotti ed Ettore Barnabei soprattutto, senza dimenticare la sua assidua frequenza formativa con i Salesiani di Colle Val d’Elsa. Tantomeno il grande peso di Giuseppe Pisanu, imparentato con Nilo Salvatici, divenuto capo della segreteria politica di Benigno Zaccagnini. Pisanu, spinto dalla sinistra DC di Mario Bernini, Aldo Becatti e Alberto Monaci, maggioranza in via dei Termini col calderone doroteo guidato da Gian Gastone Brogi, Oreste Cecchi, Mario Paletti e legato al montalcinese Walter Paccagnini segretario di Paolo Emilio Taviani, benedisse il pateracchio d’incredibile sorpresa con la corrente fanfaniana – via Bernabei, appunto – ormai minoranza a piazza del Gesù.
Ho citato il bang politico di queste nomine montepaschine del 1977/78 per ricordare l’ingegnoso e allora sottovalutato disegno politico dei Alberto Monaci che, fin dalla primavera dell‘anno precedente aveva promosso proprio insieme a Brandani, a Colle Val d’Elsa, un innocuo convegno sulle alternative nella politica senese dei più giovani. Così architettava con anticipato e silenzioso ingegno politico Alberto Monaci, di cui gli va dato atto a soppesata memoria.
Tutta la notevole carriera politica di Alberto Monaci, nato a Monte Mori di Asciano nel 1941 da Armando e Bruna detta – dai figli – “la Volpe”, che mi divenne attivo interlocutore quand’ero delegato provinciale, nel Movimento Giovanile DC e Lui era succeduto a Emilio Leoncini e a Fulvio Sodi, quale delegato MG della Sezione di Siena, della quale era segretario Giordano Angiolini, ormai in rotta col mitico Eldo Mori amico di Danilo Verzili, di Giorgio Jannaco, Enzo Balocchi e della Battagliera Bruna Tanganelli, la quale metteva il ferro da stiro nella borsa per partecipare, con La sorella Alma, ai comizi democristiani allora spesso rischiosi anche di scontri coi comunisti e coi missini.
Alberto Monaci che aveva letto infiniti libri di condottieri romani sulle rive curative del Lago di Garda e che mi portò spesso a appelalrlo “cunctator”, ovvero come Quinto Fabio Massimo il nuovo temporeggiatore, si era circondato di tanti amici giovani o fedeli compagni di studi. Cito Sergio Pinciani, Fabio Bartali, Lorenzo Bondi, Pompilio Romano, Renzo Posticci, Graziano Battisti, Lucia Ghini, Mario Timitilli, Alessandro Piccini, Luciano Cortonesi, Maurizio Silvano e Raffaella Senesi. Col loro appoggio, condusse tenacemente e spesso in silenzio l’assidua costruzione dei suoi rapporti romani, che lo fortificarono prima nell’Opera Unersitaria, grazie al ministro Riccardo Misasi, che gli garantì il legame col Commissario Rollo e poi mercè l’era della presidenza MPS di Giovanni Coda Nunziante, professore di Agraria alla Università di Siena supportato, nella nuova Deputazione Amministratrice, appunto da Alberto Brandani e Mario Bernini e dai loro contemporanei Deputati delle ricordate nomine comunali concordate in silenziosa strategia con il segretario PCI, Riccardo Margheriti e con quello PSI, Vittorio Mazzoni Della Stella. Questa rivoluzione al Monte in molti con Luigi Romboli la definimmo il “golpe”, così è rimasto memoria di vera storia.
Le amicizie romane coltivate da Alberto Monaci – come detto – furono sempre di puntuale determinante importanza: quelle con Ciriaco De Mita e, ancor prima con Carlo Donat Cattin e Guido Bodrato. Rimangono per sempre sudato blasone politico di Alberto Monaci il “temporeggiatore”, presidente dell’Assemblea Regionale toscana e, già prima, deputato al Parlamento, ma rimasto sempre con umiltà il figlio del muratore Armando e di Bruna, fina più della seta e, appunto, per gli intimi, la “Volpe”.
Ciao Alberto, riposa in pace.
Pier Paolo Fiorenzani