L'ex Presidente del Consiglio regionale sottolinea che l'associazione Confronti "Vuole svegliare dal torpore intelligenze ed energie che riportino questa comunità a consumare il proprio futuro"
SIENA. Confronti ha organizzato un incontro su: “La fine del Monte?”.
Quello che era un silenzioso procedere verso l’ignoto ha sollevato, oltre le previsioni degli organizzatori, il velo di una omertosa solidarietà tra pochi intimi che hanno disegnato un percorso lontano dalla storia della nostra banca.
È inutile rivangare fatti piccoli e grandi che ci hanno portato qui!
Il Menzonier fuggiasco – Pierluigi Piccini – romanza una storia che vede tutti colpevoli ma non lui, che anzi, è stato “rifilato” a Parigi a “limosinare” un favoloso appannaggio.
Fra tanti errori che possono esserci imputati non c’è, né quello delle menzogne, né quello della fuga.
Per ciò che mi riguarda è notorio che non volevo fare il Parlamentare. Ma la mia presenza a Siena dava fastidio!
Seppellire la banca storica era l’obiettivo, dopo l’avventura della P2, più importante.
Il Ministro del Tesoro (nonché fiduciario di Craxi) Giuliano Amato, una mattina si presenta in commissione bilancio tesoro e programmazione con una proposta di legge che prevedeva l’abolizione degli Istituti di credito di diritto pubblico.
La legge era “ordinatoria”. Ma dopo mille duri confronti divenne facoltativa, tant’è che Amato, Presidente del Consiglio, presente a Siena al Palio del 16 agosto 92 dichiarò: “il Tesoro può imporre degli obblighi agli enti in cui è maggioranza, ma non li potrebbe mai imporre ad un ente come il Monte di Paschi che non è dello Stato.
Certamente la città “oppiacizzata” dalla vittoria del Drago era interessata ad altro. Ma il provveditore Carlo Zini con l’aggregato che lo circondava, in prima fila l’imprenditore Callisto Tanzi, marcia dritto verso la trasformazione del plurisecolare istituto.
Potremmo finire qui perché il resto è “nota storia”.
Confronti, presumo pensasse ad una rapida rilettura dei fatti dominanti per arrivare ad oggi e cercare una risposta alla domanda “la fine del Monte?”
Purtroppo, abbiamo avuto appena il tempo di dormirci una notte e le risposte stanno arrivando drammaticamente travolgenti e repentine.
La condizione del Governo Conte e i sospetti di inaffidabilità che riusciamo a tirarci addosso a livello europeo dove portano?
Il Governo italiano azionista al 69% della Banca dovrebbe uscire praticamente subito e mettere la banca in mano al mercato.
Non è necessario essere economisti, né monetaristi, né docenti universitari. Il buon senso suggerisce, che “Siena tutta”, riprenda il bandolo della matassa e faccia pulito degli intrusi che gestiscono la banca e impegni il Governo a restare, magari facendo del Monte una banca di Stato.
I responsabili del tracollo risponderanno anche penalmente, ma Siena con l’amministrazione comunale in testa, recuperi l’iniziativa prima che tutto sia definitivamente perduto mettendo così a rischio altri importanti realtà imprenditoriali legate, sembra sempre più alla riconosciuta capacità scientifica di illustri personaggi, che al radicamento e alla reale integrazione con il territorio.
Confronti non vuole il “peggio” per dire: “noi l’avevamo detto!”. Vuole invece svegliare dal torpore intelligenze ed energie che riportino questa comunità a CONSUMARE il proprio futuro.
Possiamo farlo se chi si avvicina a Siena non sia solo “rapace” ma costruisca scelte compatibili con il recupero – non tanto del patrimonio dissipato – ma con la sensibilità, la generosità, l’etica e l’intelligenza dei nostri spiriti migliori ed in particolare della nostra gioventù.
Confronti ci sarà come sempre nelle battaglie che contano. L’egocentrismo lo lasciamo ad altri che, mentre si accarezzano il piumaggio, ignorano che la politica oggi, qui, richiede sacrificio scevro da calcoli personali.
Questo è il nostro manifesto, il resto non è “tristezza e noia”, ma è tragedia che lasciamo sulle spalle dei giovani e del loro futuro.
Alberto Monaci