La soluzione del deficit infrastrutturale che storicamente affligge il territorio della nostra provincia, avrebbe dovuto registrare un forte impegno della politica e delle Amministrazioni Locali per la definizione delle linee di indirizzo programmatico e delle misure d’intervento prioritario in tema di mobilità.
In particolare sarebbe stato necessario fornire un’alternativa soddisfacente alle situazioni di disagio subite dai pendolari, penalizzati dalla pessima qualità dei servizi offerti, in particolare nel trasporto ferroviario, e dal continuo innalzamento delle tariffe e degli abbonamenti.
Per chi tutti i giorni deve recarsi a lavoro, a scuola o all’università o per chi occasionalmente deve accedere a servizi erogabili solo nel capoluogo, questi costi incidono in maniera cospicua a fronte della sempre minore copertura garantita dal reddito da lavoro dipendente.
La costituzione di una corsia privilegiata per il trasporto su rotaia in Italia contrasta, di fatto, con le scelte fatte da tutti gli ultimi Governi, di fatto nemmeno il 10% della merce trasportata viaggia sui treni, mentre per i pendolari che giornalmente lo usano si attesta intorno al 22% con proiezioni che darebbero aumenti sensibili negli ultimi anni. Allo stesso tempo si avrebbero riscontri indicativi di diminuzione dell’inquinamento atmosferico con riduzioni della spesa energetica e rispetto ambientale generale, dimostrando in maniera tangibile che ci si occupa veramente delle esigenze di lavoratori, studenti e famiglie.
Inoltre, la soppressione di qualsiasi movimentazione delle merci nello scalo di Chiusi, e la pesante crisi del termalismo, hanno inciso in modo consistente sul tessuto economico del sud del nostro territorio; le ricadute hanno poi inciso complessivamente sull’economia di tutta la Provincia.
Per Rifondazione Comunista, l’integrazione tra ferro e gomma, ha da sempre costituito un obiettivo fondamentale, da affiancare ad una rivitalizzazione e ad un ammodernamento del trasporto ferroviario nelle tratte Siena-Chiusi e Siena-Firenze, attuando anche collegamenti rapidi verso Roma. Su quest’ultimo, obiettivo è nella ricerca dei relativi finanziamenti, ci siamo impegnati a fondo nei Comuni in cui facciamo parte delle Giunte.
In realtà, il protocollo d’intesa siglato nel 1999 tra Ministero dei trasporti, Regione Toscana, Province di Siena e Firenze e Comune di Siena, affermava l’intento di una velocizzazione e ammodernamento del trasporto ferroviario, registrando nello stesso tempo un’inversione di tendenza nell’uso del treno e forti incrementi del numero dei viaggiatori
Considerando positivamente gli interventi completati sul corridoio ferroviario Siena-Empoli-Firenze e l’introduzione del memorario, vogliamo evidenziare come non era centrato, per colpa di ritardi infrastrutturali e carenze nel parco rotabile, l’obiettivo era di portare la percorrenza massima della tratta a 75 minuti, mentre molto rimane ancora da fare sulla linea Siena-Chiusi, dove si registrano ritardi sul piano strutturale, sulla velocizzazione della linea, sull’ammodernamento dei mezzi rotabili; sarebbe utile destinare risorse in questa direzione tralasciando per il momento grossi investimenti per altri vettori.
In definitiva le scelte, o sarebbe meglio dire le non scelte, operate dall’Azienda Ferroviaria Italiana hanno contraddetto gli accordi sottoscritti con le istituzioni, evidenziando lo scarso interesse per questa linea considerata un ramo secco.
Fin dal 2003 vi erano state forti proteste dei pendolari per il tentativo di soppressioni dei treni sulla tratta, da rimpiazzare con i pullman, e per annullamento delle coincidenze con i treni Intercity ed Eurostar a Chiusi. Senza contare le tante soppressioni al comparto manutentivo dove si è privilegiato l’uso indiscriminato dell’esternalizzazione del lavoro in officina a discapito di professionalità e competenze.
A seguito delle reazioni dei cittadini e del supporto dato alla protesta dai sindaci di Asciano e di Chiusi alcuni servizi furono ripristinati, anche in funzione degli stanziamenti destinati, nell’ambito del protocollo del 99’, dal Ministero dei Trasporti a Trenitalia, per l’ammontare complessivo di 80 miliardi di Lire a cui si aggiungevano i 40 stanziati da Provincia e Comuni e l’impegno della Regione Toscana a co-finanziare l’acquisto di nuovi e più moderni vettori.
Ma come si è poi visto, il problema è stato solo rinviato e questo dato emerge oggi nella cruda realtà di un disimpegno dei soggetti coinvolti, dato che con l’istituzione di poche coincidenze opportunamente assistite da treni veloci da Chiusi verso Roma si potrebbe ottenere un servizio soddisfacente e competitivo rispetto ad altri vettori.
E’ qui che la politica non ha adeguatamente contrastato gli indirizzi che Trenitalia andava chiaramente perseguendo da anni, in direzione della dismissione di quelle linee che non potevano permettere un sostanzioso ritorno economico, garantito oggi solo dall’alta velocità.
Chi gestisce un servizio universale non può pensare di abdicare al suo mandato in funzione esclusiva degli alti profitti, scaricando su Stato e Regioni la parte pubblica e meno redditizia del servizio, come ha invece affermato di voler fare, l’Amministratore Delegato di Trenitalia, ing. Mauro Moretti, che intravede uno sviluppo solo per l’alta velocità, a discapito di chi continuerà a doversi avvalere quotidianamente di linee lente e disagiate.
Ci chiediamo, come forza politica e come cittadini, se sia lecita una filosofia che consente lo sfruttamento privatistico di tutti i servizi di eccellenza (vedi CAI in Alitalia) senza tenere di conto dei costi complessivi che gravano sulla collettività, in termini di abbattimento dei servizi, incremento delle tariffe, innalzamento dell’imposizione fiscale locale e generale.
Segreteria Provinciale
Partito della Rifondazione Comunista