Pietro Staderini rammenta la liberazione della città, senza combattimenti e danni a persone o cose, ed auspica attenzione per la "Piazza 3 luglio"
SIENA. Da un’altura nei pressi l’Osservanza, si dice che il Generale De Monsabert (il comandante della 3 Divisione algerina che di lì a poco entrerà in Piazza del Campo da trionfatore), ai suoi ufficiali che volevano di colpire la città con l’artiglieria, rispose di sparare a destra a sinistra, al di là della città ma nessuna bomba doveva cadere su Siena, altrimenti ci sarebbero state fucilazioni. Davanti alle insistenze degli ufficiali il Generale rispose: “tirate dove volete ma io vi proibisco di tirare al di là del XVIII secolo” e una pietra posta a Porta San Marco ce lo ricorda.
Alle ore 06:00, quindi, entrarono in città i primi reparti militari alleati; Siena, i suoi monumenti e i suoi cittadini furono risparmiati e l’accoglienza verso i liberatori fu di un entusiasmo senza pari e le truppe amiche festosamente acclamate.
“Il 3 luglio c’era folla per entrare a Siena” e i francesi relazionano come un carro armato fu costretto ad aggirare la città poiché c’era troppa gente sulla Nazionale n. 2. I reparti militari si accamparono ovunque, anche in Piazza del Mercato e cominciarono ad arrivare i primi rifornimenti ai civili. Si rividero le bandiere delle contrade che erano state chiuse nelle loro sedi.
Le bibliografie ci presentano una liberazione cosiddetta dolce poiché nessun combattimento si svolse per le vie della città (mentre la stessa cosa non si può dire dei dintorni).
Queste poche righe per non dimenticare ciò che accadde a Siena 80 anni fa e per ringraziare l’Amministrazione comunale che in questi giorni sta dando lustro a “Piazza 3 luglio” facendo ripulire la bastionata, le scale e la pietra posta a memoria. Questo è uno spazio che merita maggiore attenzione e sensibilizzazione per quello che ci fa ricordare e per le sofferenze vissute dai senesi.
Pietro Staderini