Il sindacato di base chiede regole certe
SIENA. E’ il momento di rimettere le cose a posto e di stabilire regole certe, per tornare a chiamare diritti quelli che per troppo tempo sono stati contrabbandati come favori, per recuperare quella dignità che conta più di ogni altra cosa. Tutti insieme dobbiamo pretendere di avere un ruolo perché in gioco non c’è solo il mantenimento del nostro posto di lavoro ma il futuro dello Stato sociale, della salvaguardia di funzioni e diritti fondamentali. Dobbiamo impedire che la Provincia diventi un luogo virtuale, e lo dobbiamo fare innanzitutto noi che lavoriamo in questo ente.
Il governo sta facendo le prove generali: le Province sono state abolite. No, sono state sospese. No, sono entrate in un limbo, di cui poco si sa. Si sa soltanto che non verranno più rifinanziate e quindi non ci saranno più soldi. Nemmeno per pagare gli stipendi. A questo punto, cosa accadrà? Nessuno può ancora dirlo. Certo, non accadrà che tutto andrà avanti come prima. Siamo stati eletti capri espiatori, i primi cioè a sperimentare sul vivo della pelle la spending review. Non si capiva niente di cosa fosse: fra non molto lo sapremo, per primi.
Da un lato non sappiamo quali competenze e quali servizi rimarranno all’ex. Provincia, non ci sono le risorse, per la manutenzione delle strade, la manutenzione delle scuole, per l’assetto idrogeologico, per la protezione civile, per l’ambiente e mentre si pensa alla Provincia light, con la messa in mobilità di 200 dipendenti si procede all’insaputa delle OO.SS. e dei lavoratori/peones con atti quali i Decreti del Presidente n. 18 del 27/11/2014 e n. 22 del 02/12/2014 e prot. n. 157804 – 157806 – 157807 del 13/10/2014 di riconferma degli incarichi Dirigenziali e del Segretario/Direttore Generale, atti dei quali non sappiamo a quanto ammontano le risorse necessarie e dei quali, in ossequio alla trasparenza, non vi è traccia sul sito dell’Ente. Ma a noi non è dato saper niente. Come bestie mandate al macello. Facendo strame di leggi, norme, accordi, contratti.
Non si può fare niente? Certo, se aspettiamo ancora un po’ a muoverci, a voler sapere le vere intenzioni dell’amministrazione, se aspettiamo che tutto si compia, allora non potremo più fare niente. Se invece da subito pretendiamo di sapere cosa vuol fare il Presidente, cosa vuole fare la politica e per saperlo lottiamo, allora recupereremo un rapporto di forza. Il tempo non gioca a nostro favore.
Fra qualche settimana la situazione si aggraverà ulteriormente e allora verranno a dirci che non si potrà fare più nulla. Hanno sempre fatto così!
Lavoratori, cosa aspettiamo, dopo aver dichiarato lo stato di agitazione, ad indire forme di lotta sostenibili, pretendere chiarezza sulle loro intenzioni e definire le nostre condizioni? Aspettiamo un salvatore? Un politico che ci racconti le ennesime menzogne?
Su la testa! Non rinunciamo a lottare, a scegliere il nostro futuro per i servizi pubblici che eroghiamo, per la dignità del nostro lavoro per immaginare e costruire una società più giusta.
Noi siamo determinati affinché i lavoratori ridiventino protagonisti delle lotte ed il sindacato il riferimento organizzativo!
Cambiamo musica, è il momento giusto!
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