"Come sindacato confederale dobbiamo essere uniti per affrontare la ricostruzione di un tessuto che rischia di lasciare sul campo centinaia di migliaia di posti di lavoro"
SIENA. Da Uil-Fpl Siena riceviamo e pubblichiamo.
“Assistiamo, in questi giorni, a prese di posizione pubbliche di vari soggetti, relative all’utilizzo del personale comunale della Scuola per l’infanzia nell’attività di imbustamento delle mascherine da distribuire ai cittadini senesi.
Francamente abbiamo appreso con stupore della nota della CGIL con cui si contesta all’Amministrazione comunale l’utilizzo di questo personale per il fatto che quella attività non rientra nelle sue mansioni. Si tratta di una attività del tutto imprevista dettata dalla necessità di far fronte ad una situazione emergenziale che mette in pericolo l’intera collettività e che non ha riscontri nella storia dal dopoguerra ad oggi; a cui è stato chiamato, sia pure su base volontaria e fuori dal normale orario di lavoro, anche personale che si sta facendo carico di una attività in questo frangente certamente ben più stressante e pericolosa di quella di essere collocati a casa a disposizione (vedi Polizia Municipale).
Quello che sconcerta è che sia stata proprio la CGIL, un sindacato che ha sempre fatto della confederalità, e quindi della solidarietà fra i lavoratori e con i cittadini, una bandiera a rivendicare l’applicazione di un postulato che forse si configura come elemento di legalità, ma che, in un frangente come l’attuale, si scontra frontalmente con quel principio di giustizia che da sempre è il faro conduttore del movimento sindacale confederale senza il quale neppure ciò che oggi la CGIL rivendica esisterebbe.
Quello che invece, come sindacato confederale, dobbiamo fare è essere più che mai uniti per affrontare il difficilissimo cammino della ricostruzione di un tessuto che rischia di lasciare sul campo centinaia di migliaia di posti di lavoro e di vedere drasticamente ridimensionato il diritto alla salute dei lavoratori. A questo il Sindacato confederale oggi più che mai è chiamato ed in questo deve riscoprire le ragioni della propria esistenza e unità di intenti”.