Per il segretario provinciale occorre “confrontarsi fin da ora con Confindustria sul dopo”
a cura di Augusto Mattioli
SIENA. Un milione e passa ore di cassa integrazione sono state chieste in provincia di Siena per i lavoratori di quei settori produttivi che il coronavirus ha messo in grave crisi. E’ una prima stima di Fabio Seggiani, segretario provinciale della Cgil che ha risposto ad alcune domande de “Il Cittadinoonline”. “Difficile – aggiunge – avere ora un numero delle persone interessate”, sottolineando già fin da ora che occorre “confrontarsi fin da ora con Confindustria sul dopo”.
Cosa state facendo in questi giorni così difficili?
Abbiamo aperture al pubblico contingentate. Stiamo lavorando dentro la nostra sede per rispondere alle richieste delle persone sul tema della cassa integrazione. Ci sono tante richieste , una enormità provenienti da industria e da piccole imprese secondo quanto prevedono i provvedimenti del governo
Avete dati su quante persone sono interessate al ricorso alla cassa integrazione?
E’ difficile dirlo ora, avere un quadro complessivo- Ci sono sollecitazioni da tutte le categorie. Il numero è da spavento. Nel senese siamo ad una richiesta di cassa integrazione di oltre un milione di ore”,
Quali sono i settori maggiormente in crisi?
Non ci piove, è il turismo, letteralmente raso al suolo con le disdette che hanno raggiunto il 99% e hanno interessato piccole e piccolissime aziende. Poi c’è il manifatturiero non considerato come essenziale. Comunque stiamo aspettando l’accordo tra sindacati e governo sul tema delle attività da non considerare essenziali. In provincia di Siena ci sono 200 aziende che hanno chiesto la deroga. Ma contro il contagio, in questa emergenza, le maglie occorre stringerle. Se si contiene il virus si riesce a ripartire prima”.
E dopo?
Dopo ci sarà da governare come si intende appunto ripartire. Pensiamoci già fin da ora. Questa crisi è un vero e proprio spartiacque per la nostra economia. Bisognerà puntare sulla prevenzione totale , non solo sanitaria, investire con uno sguardo nuovo su cosa dovrà essere l’economia e l’apparato industriale. Preferirei che Confindustria si confrontasse già da ora sulla ripartenza, su una nuova visione”.