Per la CGIL il futuro industriale ed occupazionale del territorio resta ai margini
SIENA. Ancora una volta parlando del Biotecnopolo si guarda al dito e non alla luna.
Il tema all’ordine del giorno (IL DITO) sono le diatribe politiche sulle nomine nel Consiglio di Amministrazione di figure più o meno gradite al Governo di turno e ai Ministeri che devono finanziare il futuro Polo antipandemico che dovrebbe sorgere nel nostro territorio. Ed è proprio Siena e il suo futuro industriale ed economico (LA LUNA) il grande assente, fuori dai radar della politica romana ed incomprensibilmente anche da quella locale, impegnata in una lunga campagna elettorale dove però un tema così centrale è stato affrontato con una preoccupante distanza.
Nessuna posizione chiara e netta si è sentita rispetto a cosa ci si aspetta dal Biotecnopolo come ricadute occupazionali dirette e soprattutto indirette, come potrà essere un valore aggiunto per legare ricerca e produzione valorizzando lo storico ma frastagliato e disorganizzato mondo delle imprese legate al Biotech del territorio, come creare le condizioni di una rete di imprese e di servizi che guardi alla qualità del lavoro, alla sostenibilità, all’occupazione femminile, a trattenere giovani altamente preparati dalle nostre scuole ed università del territorio.
Solo unendo idee, programmazione ed azione comune di tutti i soggetti istituzionali e di rappresentanza si potrà fare in modo che il Biotecnopolo non sia solo un contenitore avulso dalle dinamiche produttive ed occupazionali, ma anche le posizioni delle associazioni delle imprese sembrano piuttosto timide.
La nostra proposta, lanciata prima dell’idea del Biotecnopolo, è conosciuta da tempo e la ribadiamo: creare le condizioni per la definizione di un moderno Distretto Industriale delle Scienze della Vita e delle Biotecnologie in un perimetro territoriale largo dove già sono presenti molte realtà produttive e di servizi legate al settore.
Fabio Seggiani, segretario generale CGIL Siena