FIOM: “Giustizia è stata fatta!”
CHIUSI. “Sono passati 12 interminabili mesi – ricorda la FIOM CGIL Valdichiana – da quando, utilizzando un pretesto assurdo, la direzione aziendale della METALZINCO spa licenziava senza preavviso un proprio dipendente, nonché componente della RSU aziendale e rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Tant’era strumentale la posizione dell’Azienda, che a nulla valsero le memorie presentate dal lavoratore, la dichiarazione di un collega e quanto rappresentato dalla nostra organizzazione sindacale in occasione di un incontro con la direzione aziendale. La METALZINCO non era ritornata sui propri passi nemmeno dopo lo sciopero di solidarietà dei colleghi di lavoro del delegato sindacale e non aveva manifestato neppure davanti al Giudice, al quale ci eravamo dovuti rivolgere, una volontà revocativa del proprio atto scellerato”.
“Da lì in poi è stato un incubo per Massimo Mancini – spiega il sindacato – perché dopo 20 anni di onorato lavoro nella stessa impresa, durante i quali non aveva mai avuto alcun timore a sollevare, nel proprio ruolo di delegato e RLS, problemi di salute e sicurezza nell’ambiente lavorativo ed aveva sempre operato con il massimo impegno e attaccamento all’azienda, si era ritrovato a casa senza lavoro, senza stipendio e con un’accusa infamante, sapendo (come era evidentissimo dai fatti) di essere completamente innocente”.
“Tutto questo è sicuramente difficile da sopportare – aggiunge la FIOM – ma dover aspettare addirittura un anno per avere giustizia, a causa della soppressione del Tribunale di Montepulciano, lo è ancora di più. Oggi possiamo dire, grazie alla determinazione del lavoratore che ha trovato nella CGIL pieno e risoluto appoggio, che è stata fatta giustizia e che si è finalmente ridata dignità alla persona: il Giudice ha ritenuto invalide le motivazioni e ha annullato il licenziamento, ordinando l’immediata reintegra e il risarcimento del danno al lavoratore per il periodo di astensione forzata dal lavoro”.
“Ora è fondamentale – sottolinea il sindacato – la presa di coscienza da parte dell’Azienda che, preso atto del grave errore compiuto, deve richiamare al lavoro il proprio dipendente”.
“Resta una profonda amarezza – conclude la FIOM CGIL -, anche perché se tutto questo fosse capitato ad un nuovo assunto con il Jobs Act, avrebbe avuto un esito diverso, sicuramente con un valore della giustizia estremamente limitato…”.