SIENA. Scriviamo questo comunicato all’attenzione dell’intera Comunità, e in particolare ai componenti del Senato Accademico.
Oggi, infatti, verrà portato in approvazione il codice di comportamento dei dipendenti dell’università di Siena. Il DPR 62/2013 prevede che tutte le pubbliche amministrazioni adottino dei codici di comportamento; vi è anche un’agenzia nazionale di riferimento, cambia spesso nome, CIVIT, ANAC, (forse oggi ha già ricambiato nome), che ha emanato delle delibere in proposito. Un anno fa venne avviato il percorso partecipativo sulla stesura del codice rivolto a tutti i componenti della nostra comunità. il DPR di riferimento, infatti, prevede che ognuno scriva le proprie regole, fatto in modo intelligente, sarebbe corretto. La RSU rispose di comune accordo con le sigle avanzando delle proposte. Queste furono accolte dall’Amministrazione, in modo quasi totale.
In sostanza, cosa era stato proposto? Trattandosi di una università ci si rendeva conto che si doveva scrivere un codice calato sulla realtà specifica dell’Ateneo. Il codice andava applicato a tutti pur tenendo conto degli status giuridici differenti, personale contrattualizzato e non. Era stato trovato un modo per far tornare tutto e dobbiamo dire l’Amministrazione stessa aveva accolto l’impostazione che cercava di applicare le regole a tutti.
Vi sono dipendenti con status giuridici differenti, vero, ma pur sempre TUTTI dipendenti dello Stato. Se viene normato il conflitto di interesse all’interno dell’Università di Siena, non si può sostenere che per i dipendenti contrattualizzati è norma, e si applica, mentre per i dipendenti non contrattualizzati sono principi generali di comportamento! Principi generali? Di cosa stiamo parlando, cioè si va nelle piazze a manifestare quando i conflitti riguardano gli altri, ma quando poi si tocca l’interesse personale ecco che scappa fuori lo status giuridico? Per favore, in questa fase storica in cui si stanno a fatica cercando di
abbattere privilegi anacronistici, c’è ancora chi ritiene corretto sostenere che i conflitti si regolano in modo differente? cioè per qualcuno si regolano e per altri di fatto no.
Ebbene si, il Nucleo di valutazione, NdV, propone questo, e oggi chiede al Senato di avallare questa tesi. Si sa i docenti, dipendenti pubblici, sono figli di un dio maggiore, per loro le regole, che valgono per gli altri, sono principi generali.
Il punto del conflitto di interesse è importante perché era stato costruito un sistema che nella valutazione dello stesso tenesse conto dei diversi ruoli, quindi iter di intervento e controllo differenti. Il NdV però questo non lo accetta e dice che è il codice etico dell’Ateneo a disciplinare la materia, e che non c’è bisogno di prevedere iter specifici sulla gestione del conflitto di interesse, ma basarsi sulle linee generali previste dal codice etio.
Forse però si dovrebbe sapere che la delibera 75/2013 della CIVIT prevede che il codice etico venga ricompreso, di fatto scomparendo, nel codice di
comportamento, e che si prevedano iter precisi! Tutto questo però si fa finta di non saperlo. Il codice etico dell’Ateneo approvato nel 2011 deve
essere incluso nel codice di comportamento!
Il Senato oggi è chiamato a prendere una decisione delicata lo dice anche il NdV, nel documento che ha presentato. Nell’ultimo paragrafo, nel trasmettere il proprio parere agli organi di governo, per la delicatezza della questione, ritiene debba prestare attenzione alla materia anche l’organo rappresentante del personale docente. Quale sarebbe tale organo? Non ci risulta, esista, un organo del genere nell’Ateneo. Quanto fa paura il che il conflitto di interesse venga normato?
Invitiamo il Senato accademico a riflettere bene sul segnale che si vuole dare rispetto alla trasparenza delle funzioni della Pubblica Amministrazione, tutti ne rispondiamo, non esistono figli di un dio maggiore.
USB P.I. università di Siena