SIENA. Leggo sempre più spesso di una volontà di parcellizzazione del nostro territorio che da teoria si fa progetto e burocrazia. Il supposto di questo agire sarebbe la valorizzazione delle risorse dei cosiddetti distretti. Niente di male, anzi azioni che quantomeno hanno il senso ed il valore di sottolineare le eccellenze, le potenzialità, le possibili sinergie e far affluire un po’ di risorse che ormai anche da noi non fanno mai male: spingere verso una programmazione, in particolare degli enti locali, ma che in generale registra, salvo sparute anche se importanti realtà, livelli medio bassi.
Tuttavia credo che dovremmo porre attenzione al tema più grande degli assetti territoriali ed istituzionali. Il fallimento dell’ultima riforma Costituzionale pone il problema in modo chiaro sia sul piano formale che sostanziale, a partire dalla rinnovata conferma del ruolo, appunto Costituzionale, delle Province, Ente di primo livello oggi paradossalmente gestito come un Ente di secondo livello. Ma la questione, appunto, non è formale, a cominciare dalle risorse di cui dovrebbe disporre l’Istituzione, anche per contrastare una parte del degrado delle infrastrutture pubbliche a cui stiamo assistendo. Ed il tema si riproduce inoltre, e vorrei dire soprattutto, in relazione all’unicità di una zona e alla dimensione di un territorio su cui ricercare e trovare quegli equilibri che richiedono scelte e priorità. Credo, anche alla luce di alcune iniziative recenti, che ci sia bisogno di coraggio e necessità di capire se nel corso dei decenni di storia sociale ed economica quei confini siano superati in funzione di relazioni più evolute.
Dai distretti elettorali, ad ipotetici nuovi distretti per il turismo, alla gestione di alcuni basilari servizi a rete, ai distretti rurali, ai temi dello sviluppo economico ed occupazionale, per arrivare alla sanità avverto – avendo perfino tralasciato alcune cose – un certo smarrimento che non può non trovare una sintesi in un rinnovato unicum istituzionale e sociale. Per una corretta programmazione, anche delle risorse, una sintesi ad un livello non può non essere trovata, insieme al coinvolgimento di tutti i soggetti che possono contribuire a raggiungere e costruire gli obbiettivi.
Programmazione, appunto, quella che in questo paese sta mancando su molti fronti, quella capace di indicare obbiettivi e risorse soprattutto in un momento di scarsità delle stesse.
A partire da una vera lotta all’evasione fiscale e contributiva che prescinda dai condoni, le risorse vanno recuperate anche per una questione di equità e di accesso delle persone ai bisogni primari, occorre però una scelta di politica economica chiara che le indirizzi selettivamente. Senza parlare dell’errore dell’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione, il rilancio dei consumi interni e gli interventi infrastrutturali e sul patrimonio artistico, architettonico, ambientale, abitativo e paesaggistico dovrebbero essere ai primi posti in termini di iniziativa di governo. Le emergenze dovrebbero essere arginate attraverso un piano preventivo e prioritario, foriero fra l’altro di migliaia di posti di lavoro, senza farci gridare dopo all’emergenza quando purtroppo è questione quotidiana.
Claudio Guggiari, segretario generale CGIL Siena