LECCE. Dalla segreteria Fisac Cgil Lecce riceviamo e publicchiamo.
“Nell’ultima settimana sono state emanate dalla Sezione Lavoro del Tribunale di Lecce quattro sentenze di primo grado con le quali, in accoglimento del ricorso depositato da alcuni lavoratori/lavoratrici ceduti alla società Fruendo, da parte della Banca Mps , é stato dichiarato l’inefficacia del contratto di cessione di ramo d’azienda.
Significative le motivazioni alla base delle sentenze. La prima dello scorso 7 luglio, emanata dal Presidente della Sezione Lavoro del Tribunale di Lecce (dott. Mario Benfatto) ha dichiarato chiaramente la mancanza della preesistente autonomia funzionale del ramo d’azienda ceduto. Anche con le sentenze emanate nella giornata di ieri il Giudice dr. Amato Carbone sì è pronunciato per l’inefficacia del contratto di cessione del ramo d’azienda rispetto ai lavoratori che non hanno prestato il consenso. Tale pronuncia é rafforzata dal richiamo alla sentenza della Corte di Giustizia Europea del 6 marzo 2014 intervenuta sulla necessità, “anteriormente al trasferimento, di una sufficiente autonomia funzionale della quota d’impresa ceduta…” .
Requisito non provato dal Monte dei Paschi su cui incombe l’onere della prova.
Nell’esprimere soddisfazione per l’accoglimento delle ragioni dei lavoratori e delle lavoratrici, vediamo confermata la legittimità della nostra impostazione che all’epoca dei fatti si contrapponeva all’azienda proprio per la indisponibilitá a non contrattare su diritti inalienabili dei lavoratori e delle lavoratrici e per la necessità di garantire, al tempo stesso, le tutele necessarie di reintegro nella Banca Mps in caso di crisi occupazionale.
Del resto il passaggio democratico esperito all’epoca della cessione tra i lavoratori Mps nelle nostre assemblee aveva rigettato a stragrande maggioranza tale operazione. Un epilogo che fa riflettere sul ruolo e sulla responsabilità negoziale delle rappresentanze sindacali e mette in evidenza la necessità di allargare gli spazi di democrazia e di partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici rispetto alle decisioni aziendali, così come previsto, tra l’altro, dal Testo Unico sulla Rappresentanza.
Auspichiamo che quanto accaduto sia, in futuro, da monito per l’azienda nel riconoscere che le ragioni del profitto e della produttività debbano andare di pari passo con la tutela dei diritti e della dignità dei lavoratori e delle lavoratrici.
È importante che questo principio valga per i colleghi di Fruendo, così per i dipendenti della Banca MPS e per tutti i lavoratori e le lavoratrici del credito alla luce dei preoccupanti scenari che si stanno configurando in tutto il settore.“