SIENA. Il vocabolario delle frasi di circostanza non è di grande aiuto per descrivere lo stato d’animo in cui sono stati gettati i 52 dipendenti di Siena Biotech, svegliati sabato mattina dalla notizia che mai si sarebbero attesi: non ora perlomeno, non in questo modo.
Il compito, denotando totale mancanza di sensibilità, di diffondere l’editto con cui è stato decretato il “game over” è stato affidato alla stampa. Notizia, che rimbalzando dalle testate economiche nazionali ai quotidiani locali, riportava la decisione assunta dall’azionista unico – Fondazione MPS – di voler staccare la spina che, nonostante gli stenti degli ultimi tre anni, ha permesso fino ad oggi alla Siena Biotech di vivere.
Una sorta di eutanasia decisa a tavolino per un malato che non dandosi per vinto stava comunque lottando per rimettersi in piedi e camminare sulle proprie gambe.
Una decisione, quella della Deputazione Generale della FMPS, inaspettata quanto insensata, non fosse altro perché il CdA di Siena Biotech, consapevole dell’impossibilità di poter far conto all’infinito solo sulle risorse dell’azionista, nella scorsa primavera aveva presentato un piano industriale che prevedeva una ristrutturazione dell’organico (ad oggi pienamente attuata) e una riorganizzazione della propria attività che avrebbe permesso nel giro di due anni scarsi la propria autosostenibilità.
Piano di rilancio che pur con alcune riserve aveva trovato il benestare della stessa Fondazione e dell’allora suo Presidente Antonella Mansi, tanto che nell’estate, in occasione dell’approvazione del Bilancio economico consuntivo, venne deciso di dare ulteriore fiducia e continuità alla Società.
Ultima, in ordine cronologico, la tanto attesa disposizione da parte della Regione Toscana, deliberata – con indiscutibile colpevole ritardo – a fine Novembre scorso, per destinare risorse -circa tre milioni- tramite l’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese e la Fondazione Toscana Life Science al distretto delle scienze della vita, all’interno del quale Siena Biotech è da annoverare a tutti gli effetti.
Da qui l’inaspettata sorpresa dei dipendenti e della Filctem CGIL: sembrava, dopo tanti sacrifici e peripezie, che il salvataggio dell’azienda fosse cosa fatta, o perlomeno non dipendesse più da terzi soggetti, ma solo dalla capacità del management e dei lavoratori di poter competere in ambito scientifico sovranazionale e contribuire così a rilanciare l’immagine, oggi ancor più deturpata, di Siena.
L’incredulità dei lavoratori riuniti in assemblea oggi su questo drammatico epilogo non ha certo soffocato la rabbia e la delusione per essersi sentiti raggirati dalle tante rassicurazioni che ultimamente erano state diffuse in merito al loro futuro occupazionale; ma ora è ancora tempo per rimboccarsi le maniche e fra tutti, a cominciare dalla Regione Toscana e dalla stessa Fondazione Monte dei Paschi di Siena – che non può certo pensare di lavarsene le mani e congedarsi semplicemente con tanti saluti. E’ necessario che l’eventuale messa in liquidazione della Siena Biotech non si traduca in un ulteriore irreparabile fallimento di questo disastrato territorio.
Marco Goracci, Segretario generale FILCTEM CGIL Siena