"Il tempo trascorso, senza apprezzabili risultati ed evidenze delle mire espansionistiche, ha messo in luce tutta la fragilità di un sito “mono produzione”"
SIENA. A poco più di un anno di distanza dall’annuncio di GSK di voler investire circa 600 milioni di euro nei siti senesi, l’iniziale entusiasmo che seguì tale dichiarazione ha lasciato lentamente spazio a tanti interrogativi e crescenti preoccupazioni sul futuro occupazionale dei circa 2.800 lavoratori attualmente impiegati fra Siena e Rosia.
Il tempo trascorso, senza apprezzabili risultati ed evidenze delle mire espansionistiche, ha messo in luce tutta la fragilità di un sito “mono produzione”, dove, più che valorizzare le competenze esistenti, spesso si è facilitata la loro uscita, facendo venire in superficie problemi strutturali legati a politiche di gestione interne più volte da noi denunciate e portate all’attenzione anche del capo scientifico nonché Amministratore Delegato di GSK Vaccines Rino Rappuoli; segnalazioni, purtroppo, totalmente ignorate.
GSK, subentrata a Novartis nel 2014, ad oggi non ha portato a Siena nessun prodotto del proprio portafoglio commerciale; anzi, un progetto avviato da tempo nei laboratori senesi e in avanzata fase di sviluppo per un vaccino contro lo streptococco del gruppo B è stato recentemente trasferito in Belgio. Decisione quest’ultima che mette in evidenza la competizione esistente fra i diversi siti di GSK sparsi per il mondo nell’accaparrarsi ricerca, sviluppo e produzione di possibili vaccini.
In questa agguerrita competizione, fra l’altro in un settore tanto delicato quale è quello dei vaccini per uso umano, è incomprensibile quanto inaccettabile che un’azienda, come la locale GSK, pensi di primeggiare pretendendo elevati standard qualitativi e produttivi da una forza lavoro per più di un quarto impiegata con contratti precari; contratti e persone che si avvicendano in continuazione, dove invece servirebbe solidità di competenze e crescita professionale, individuale e collettiva.
I lavoratori di Siena e Rosia sono ben consapevoli che produrre vaccini soltanto per le diverse tipologie di meningite espone a forti rischi di tenuta occupazionale e questo – al di là del tanto discusso decreto Lorenzin sulle vaccinazioni obbligatorie – sarà aggravato dal fatto che prossimamente negli stabilimenti senesi cesseranno definitivamente le ultime produzioni (effettuate per conto terzi) del vaccino antinfluenzale. In assenza di nuove produzioni – così come l’azienda ha più volte dichiarato – sarà inevitabile trovarsi di fronte ad un problema legato ad esuberi di personale.
Come FILCTEM CGIL non siamo assolutamente intenzionati ad assistere con passività a questi processi involutivi; anzi, in assenza di convincenti e rassicuranti risposte denunceremo con ancora maggior forza tutte quelle criticità che rischiano di mettere a repentaglio il lavoro di tante persone e la possibilità di sviluppo di una parte dell’economia locale.
Marco Goracci, Segretario Generale FILCTEM CGIL Siena