Ust e First Siena: "Uno sciacallaggio da campagna elettorale"
SIENA. Forse è arrivato il momento in cui il sindacato territoriale, confederale e di categoria fornisca alcune considerazioni in merito al futuro della nostra Banca. Nessuno di noi intende essere strumentalizzato ma semplicemente sottolineare con determinazione e disappunto, quanto sta emergendo da più parti rispetto ad un evidente “sciacallaggio” su questa problematica; sciacallaggio che sta assumendo toni oltremodo poco chiari se non riconducibili ad una campagna elettorale fumosa a cui noi non vogliamo assolutamente partecipare.
Il sindacato ha un altro ruolo, ovvero quello di essere propositivo, ma quando serve anche critico; a noi interessano pochi concetti, forse per alcuni banali ma non certo per noi, la nostra attività deve essere rivolta in primis alla tutela reale della Banca, dei suoi lavoratori, delle famiglie e delle imprese che negli anni hanno dimostrato fiducia nei nostri confronti. Non ultimo, dobbiamo rivolgerci al nostro territorio di insediamento storico affinché non venga ulteriormente depauperato da scelte azzardate e penalizzanti, solo per seguire logiche di potere e di spartizione politica, locali e regionali.
Un appello ci sentiamo di fare, motivato e concreto: lasciamo lavorare in tranquillità chi di dovere: il Governo (maggiore azionista) ed i vertici aziendali, invitando, nel frattempo, tutte le componenti politiche a messaggi chiari e non ambigui, provenienti spesso dalla medesima compagine di partito.
Siamo abbastanza stanchi di essere quotidianamente oggetto di ripetute e variegate ipotesi di apparentamento o smembramento della struttura aziendale e siamo, altresì, convinti che fino ad oggi siamo stati molto responsabili e rispettosi dei ruoli e funzioni competenti. Assistere oggi a dichiarazioni altalenanti, faziose e fuorvianti non aiutano certamente nessuno, tanto meno a chiarire le perplessità e le preoccupazioni dei lavoratori di fronte alla propria clientela, mentre dovremmo sforzarci tutti di lavorare al ripristino di un clima sereno per una concreta ripresa della Banca e della sua immagine.
Per cui chiediamo al Governo di intraprendere strade ponderate e atte a non creare macelleria sociale, sovrapposizioni sportellari, interventi anti-trust ed in ultima analisi esuberi di personale non più accettabili alla luce delle migliaia di lavoratori che, seppur volontariamente, hanno lasciato il posto di lavoro in presenza di un piano di ristrutturazione non più attuale e difficilmente applicabile in un mutato scenario economico, finanziario e sociale.
Qualsiasi ipotesi sia al vaglio non può prescindere in maniera inequivocabile dal mantenimento effettivo, direzionale ed operativo della Banca su Siena a garanzia di tutto un indotto territoriale e regionale che altrimenti risulterebbe ulteriormente depauperato. Se poi ciò dovesse passare da una scelta di stampo statale, auspichiamo sia accompagnata da una partecipazione della Fondazione, tanto da rendere il percorso meno in salita e facendo così intravedere spiragli per una ripresa importante e garantita per le future generazioni, nell’ambito di un territorio che non aspetta altro che tornare a respirare “aria buona” dopo i peccati più o meno veniali di cui siamo stati vittime e, forse in buonafede, anche carnefici.
Ora non è più tempo della dietrologia ma del rilancio effettivo di una Banca che ricordiamo essere stata la prima nella storia europea per nascita, solidità economica e finanziaria; dobbiamo ricostruire il giusto ed onesto humus da cui ripartirà la nostra buona storia interrotta: credendoci fermamente ma evitando di essere esca di nessuno per campagne elettorali che sappiamo benissimo contenere tanti proclami affascinanti per poi cadere nell’oblio nell’arco di 48ore.