Il sindacato chiederà un incontro ai Dirigenti scolastici e alle Università
SIENA. La Cgil di Siena, a seguito dell’incidente che è costato la vita ad uno studente in una fabbrica di Udine, evidenzia la drammatica vicenda: “Lorenzo svolgeva uno stage formativo in un’impresa del luogo. Quale è il confine tra l’alternanza scuola-lavoro, l’apprendistato duale, il tirocinio, lo stage e la manovalanza gratuita? Come dimostra questa ennesima morte sul luogo di lavoro si continua ad impegnare gli studenti in attività che sono lavori per nulla o poco retribuiti e spesso con scarsi livelli di sicurezza”.
“Ciò conferma le nostre rivendicazioni per l’abrogazione delle norme sull’obbligatorietà dell’alternanza (ora PCTO) introdotta dalla Legge 107, – prosegue il sindacato – perché questo ha comportato la moltiplicazione di esperienze non solo slegate dal percorso educativo dello studente, ma spesso anche improvvisate e di bassa qualità formativa. L’obbligo annuo di giorni in azienda od ente (11 per i licei, 19 per gli istituti tecnici e 26 per gli ITS) non serve certo a creare competenze, né per i ragazzi né per chi li ‘ospita’”.
L’organizzazione sindacale denuncia inoltre la mancanza di verifiche e di pene severe nei confronti di coloro che violano le norme in materia di rispetto della sicurezza: “Quando si muore sul posto di lavoro non è mai per fatalità e se a perdere la vita è un diciottenne che avrebbe dovuto essere in un luogo di formazione è ancora più doloroso ed inaccettabile. Chiederemo un incontro ai dirigenti scolastici degli istituti superiori del territorio e ai Rettori delle Università senesi, a partire dalla zona della Valdelsa dove è già stato intrapreso un percorso comune con le associazioni studentesche, non escludendo l’eventuale coinvolgimento degli organi ispettivi per chiedere il controllo del rispetto degli obblighi previsti in materia di sicurezza, ricordando che si tratta in parte di soggetti minorenni”.
“Ci sembra doveroso raccogliere ed intercettare i bisogni e la volontà dei giovani – sottolinea la Cgil – che in più di un’occasione hanno mostrato tutto il loro dissenso verso questi strumenti che non sono funzionali alla loro crescita professionale e spesso troppo rischiosi ed infatti organizzeremo anche una serie di assemblee con gli studenti e le studentesse”.
“In questi incontri approfondiremo le modalità di formazione di questi ragazzi che spesso vengono immessi direttamente nelle aziende e negli enti senza un’adeguata preparazione, – conclude il sindacato – approccio che distorce da subito la percezione del lavoro, privata della consapevolezza del rischio e dei diritti ed improntata sul precariato e la competizione, nell’errata ottica del modello aziendalistico della Buona Scuola che invece di formare donne e uomini consapevoli, responsabili, in grado di dare il proprio contributo alla crescita solidale della nostra società, mira a costruire elementi funzionali alle esigenze d’impresa”.