L’intersindacale medica chiede un aggiornamento del protocollo tra le Regione e gli atenei e un incontro con i vertici della sanità toscana
SIENA. Recenti disposizioni di legge (DM 445 del 6/5/22 – “Piani straordinari di reclutamento personale universitario 2022-2026”) consentiranno a breve alle università italiane di assumere personale in deroga ai tetti di spesa, tetti che invece per altri ruoli di personale – come è noto – sono tuttora vigenti.
Per le tre università toscane, la cifra complessiva messa a disposizione dal 2023 ammonta a circa 23.450.000 euro.
In campo sanitario ci risulterebbe che i dipartimenti universitari – cui compete la scelta dei profili da assumere – in massima parte abbiano già deliberato in tal senso: non abbiamo contezza però se le assunzioni previste siano state in una qualche maniera condivise con la Regione. A tale proposito ricordiamo che ai sensi del Dlgs. 517/99, qualora si assuma un docente universitario di area sanitaria, deve essere a lui garantito un trattamento economico accessorio per l’attività assistenziale resa (ex “De Maria” – attualmente art. 6 Dlgs 517/99), trattamento peraltro anch’esso soggetto per legge a limiti di spesa: limiti che nonostante ciò (e non si sa perché) non sono mai stati definiti. Tali emolumenti sono a carico del bilancio aziendale (e quindi regionale) e pertanto confluiscono nella spesa complessiva del personale che – ribadiamo – ha invece precisi limiti stabiliti per legge.
Se il processo – come prevede espressamente la legge – non venisse adeguatamente governato a livello regionale, si assisterebbe ad una immissione incontrollata – e non sappiamo quanto giustificata dai fabbisogni assistenziali – di personale universitario, con conseguenti ulteriori penalizzazioni nell’assunzione di personale sanitario ospedaliero. Inoltre, per il combinato disposto dalle norme del già citato decreto e di quelle estremamente (e ingiustamente) vincolanti che regolano la dinamica del trattamento accessorio per il personale ospedaliero, per quest’ultimo si verrebbero a determinare anche rilevanti penalizzazioni sullo sviluppo professionale, contribuendo ad aggravare la generalizzata disaffezione per il lavoro negli ospedali.
Non è pertanto più rimandabile un confronto tra le OO.SS. della dirigenza dell’Area sanità e la Regione su queste problematiche: in prima istanza chiediamo di avere contezza del numero e dei profili professionali universitari in ambito sanitario (per ciascuna delle 4 aziende miste regionali di cui è prevista l’assunzione nel 2023 e – se il dato fosse noto – nel 2024. Del pari non è più rimandabile un aggiornamento del protocollo d’intesa regione/università: a tale proposito chiediamo che venga celermente insediata la commissione prevista dal comma 4 dell’art. 13 della legge 40/2005 e di avere copia delle relazioni relative all’ultimo quadriennio di cui al comma 4 bis del medesimo articolo, nonché le evidenze documentali che dimostrino l’attuazione di quanto previsto dalle lettere: a) b) c) e d) del comma 5, sempre della medesima norma.
Chiediamo inoltre un rilancio dell’attività dell’Organismo di Governo Clinico previsto dall’art.49 e seguenti, e in particolare che sia garantita la piena operatività dell’organismo di cui all’art.49 decies.
Per quanto attiene il vigente protocollo d’intesa regionale, si chiede la piena attuazione dell’art. 3 sull’attività didattica del personale ospedaliero, di avere copia dei regolamenti che disciplinano la materia nelle varie aziende ed infine il report degli ultimi 4 anni del monitoraggio previsto al comma 12 del su citato articolo.
Considerate poi le norme in tema di assunzioni di specializzandi previste dal Decreto Calabria e dai decreti COVID (che dovrebbero essere in questi giorni prorogate) si chiede di conoscere il numero, le discipline e la sede di servizio degli eventuali specializzandi delle università toscane assunti a tale titolo, anche all’esterno della regione.
Informiamo poi che ci giungono notizie da parte di colleghi che prestano servizio nelle aziende miste, di ingiustificate asimmetrie nell’accesso alla carriera gestionale del personale SSN rispetto a quello universitario, segnalazioni di inadeguata gestione delle attività assistenziali e del personale da parte di direttori di struttura universitari non affrontate con la dovuta adeguatezza e tempestività ed infine illegittime invasioni di campo sulle procedure di attribuzione degli incarichi (vedi il caso delle “Unit” di Firenze, riportato dai media in questi giorni) e di valutazione professionale: tutte questioni che saranno da noi monitorate con particolare attenzione. Situazioni discriminatorie di questo tipo, minano il senso di appartenenza alla struttura e quindi il clima interno: a tal proposito chiediamo quindi di conoscere gli esiti delle indagini sul clima interno delle quattro aziende miste regionali.